
Cyberbullismo, un fenomeno in continua evoluzione anche se in Italia siamo ancora (e per fortuna) molto indietro rispetto agli altri Paese europei. Sono i dati emersi dallo studio dell’Osservatorio ‘Open eyes’ (di cui fanno parte oltre al Miur anche l’associazione ChiamaMilano, l’Istituto Niccolo’ Machiavelli, il dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli) presentato oggi a Roma. Stando ai dati rilevati dall’indagine, uno studente su quattro in Italia compie o subisce atti di cyberbullismo. In particolare il 23,5% dei ragazzi commette atti di bullismo via web, mentre il 26% li subisce. Gli aggressori sono soprattutto maschi. Gli atti più diffusi sono il flamming (messaggi violenti o volgari), la denigration (distribuzione in rete o via sms di contenuti falsi e denigratori per danneggiare la reputazione della vittima), l’impersonation (creazione di una identità fittizia a nome della vittima per danneggiarla). Sono i dati diffusi oggi al ministero dell’Istruzione in occasione della Conferenza internazionale ‘Cyberbullismo e rischio devianza’ organizzato a Roma dal dicastero di viale Trastevere per fare il punto sulle politiche di contrasto in atto nelle scuole e lanciare interventi mirati.
Dalla relazione emerge che Internet prende sempre più piede tra i giovani: l’80,5% dei ragazzi usa la Rete per comunicare, il 52,3%per navigare qua e là sul web, il 40,5% per giocare, il 33,3% per studiare, il 18% per conoscere nuove persone, l’8,5% per progettare siti. Dei 2.419 intervistati il 23,5% dice di aver comesso atti di cyberbullismo, il 26% di averli subiti. Fra i bulli della Rete il 17,8% dei maschi commette atti di flamming, manda messaggi aggressivi. Lo fa anche l’8,7% delle bulle. Il 10,2% dei cyberbulli maschi (6,9% delle femmine) compie atti di denigration, mette in Rete messaggi falsi sulla vittima per denigarla. L’8,6% dei bulli del web maschi (4,1% delle femmine) crea identita’ fittizie della vittima per danneggiarla (impersonation). L’8,4% dei cyberbulli (3,8% delle cyberbulle) pratica l’exclusion, l’esclusione della vittima dai gruppi di condivisione e di amici.
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