La notizia non stupisce. Di più: nonostante la ricerca sia stata realizzata a Reggio Emilia, i risultati sembrano lo specchio di un Paese che non vuole parlare la lingua delle donne e delle mamme. Tre donne su 10 a Reggio Emilia abbandonano il lavoro dopo la maternità. Non solo: ogni 10 neomamme che tornano al lavoro, 2 si dimettono dopo il primo anno del figlio. I dati sono emersi da una ricerca che fotografa la situazione tra 2008 e 2010 prendendo a campione 784 donne, effettuata da Piramix per la Provincia di Reggio Emilia. La dimissionaria ha in genere 26-39 anni, è impiegata in imprese di piccole dimensioni e ha una rete parentale insufficiente oltre che spesso un lavoro precario.
D’altronde che le cose in Regione sul tema conciliazione non vadano proprio come dovrebbero, lo dicono anche i dati riferiti nel corso della presentazione di Romagna Mamma, che si è tenuta ieri, dalla Consigliera di parità Rosa Maria Amorevole che sul portale cura una rubrica relativa al tema dal titolo Lavoro e parità.
A fronte di un aumento dell’indice di occupazione in Emilia Romagna, per entrambi i sessi, ci sono dei dati che non passano in secondo piano: “Sempre più le donne ricercano un lavoro anche a fronte della maggiore scolarità registrata – spiega la Consigliera – il ‘lavoro’ è cambiato, tanto da dover parlare di ‘lavori’, non solo nella tipologia ma anche nella distribuzione oraria; le nuove tecnologie stanno permettendo anche la sperimentazione i modalità innovative; nelle situazioni aziendali nelle quali si supera la valutazione del lavoro legata alla presenza orientata ai risultati, le donne non solo rimangono, evolvono nella carriera e le aziende registrano interessanti risultati economici anche in termini di incremento di produttività”. Secondo Rosa Maria Amorevole “il binomio lavoro-maternità troppo spesso, anche in questa regione, è stato visto come penalizzante per le donne ed in particolar modo per le neo-mamme siano esse lavoratrici dipendenti o indipendenti”.
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