Il tema vaccinazioni non è mai stato caldo come in questi anni. E la chiarezza, in questi casi, è d’obbligo. E’ a questo scopo che l’associazione Pro Bimbi di San Marino ha organizzato per lunedì 26 febbraio alle 20,45 nella sala del castello di Domagnano l’incontro “Vaccini: sì, no, forse”. A condurlo, insieme al medico legale Dario Miedico, sarà il primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Stato Nicola Romeo.
Dottore, qual è l’obiettivo della medicina tradizionale rispetto all’argomento?
“Non è convincere i genitori a vaccinare i figli ma trasmettere informazioni utili e adeguate affinché le famiglie possano scegliere in maniera consapevole”.
Perché oggi, al solo pronunciare il termine “vaccino”, si scatenano ansie e paure?
“Mi rifaccio ad un’indagine conoscitiva realizzata dalla Regione Veneto nel 2010. La prima ragione è la scarsa motivazione: alcune malattie vengono ritenute scomparse. La seconda è la sempre maggiore frequenza con la quale vengono riportati problemi insorti in concomitanza con le vaccinazioni. Con il tempo, poi, si è rafforzata l’idea che le ditte produttrici di vaccini agiscano da lobby, influenzando governi e professionisti. C’è un altro motivo: i medici vengono percepiti come non abbastanza preparati, se non addirittura omertosi rispetto ai possibili effetti nocivi dei vaccini”.
Lei ha riscontrato altre ragioni della crescente disaffezione?
“Credo che il principio di obbligatorietà dia fastidio. Viene vissuto come una spada di Damocle. Molte Regioni stanno andando nella direzione della scelta consapevole, abbandonando l’obbligatorietà. Ma è solo perché hanno raggiunto la copertura vaccinale richiesta”.
A San Marino l’obiezione di coscienza è elevata?
“L’ultimo data parla del 5-6%. Due anni fa eravamo all’11%. La copertura è prossima al 93-94%, siamo subito al di sotto di quella che viene indicata come sufficiente. C’è ancora molto da lavorare”.
Ci sono dei motivi legati al territorio?
“La popolazione è impaurita. Nel riminese, quindi a due passi da qui, è molto attiva un’importante associazione anti-vaccinazioni. San Marino, poi, è una realtà piccola: basta conoscere una famiglia che riferisce di avere avuto un problema con un vaccino che parte il passaparola”.
Lei è impegnato personalmente in un lavoro che ambisce ad invertire la tendenza?
“Sono arrivato nell’ottobre del 2010. Al momento delle dimissioni dal punto nascita, ai genitori veniva dato un opuscolo che informava in materia. Io non amo i libretti di questo tipo, credo che siano una scorciatoia che noi medici utilizziamo per sentirci tranquilli. Ma con le persone bisogna comunicare in un altro modo. Così ho provato ad avere un riscontro dell’effettiva utilità dell’opuscolo, chiedendo direttamente ai genitori di darmi un ritorno. Hanno risposto una decina di coppie: due o tre hanno detto che si sentivano più tranquille prima di leggerlo. Mi è bastato questo per ritirare l’opuscolo dalla circolazione”.
Quali azioni ha intrapreso, al suo posto?
“I nostri corsi pre-parto sono frequentati dal 90% delle primipare, lì do alcune informazioni, offrendo anche la mia mail personale per eventuali dubbi. A breve andrà on line il portale web della Pediatria, nel quale ci sarà una finestra sempre aperta sul tema, oltre a slide informative e link a siti autorevoli. Faccio anche incontri personalizzati con le coppie”.
Hanno influito sulla decisione finale di vaccinare i figli?
“Credo di sì. Nel 2012 ho incontrato dieci coppie. Se dovessi avere avuto successo nel 50% dei casi, significherebbe che cinque di loro hanno vaccinato il proprio bambino. In una realtà come la nostra, che vede 300 parti all’anno, non sono numeri di poco conto”.
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