La storia di D., padre separato: “Io, denunciato dalla mia ex compagna per i reati più squallidi”

Ma quale festa del papà. Tra mezzora D.B. deve presentarsi dallo psicologo, come gli è stato imposto. Tra due giorni dovrà affrontare un altro processo. Il timore è che il suo avvocato non si presenti: “Non ho nemmeno i soldi per pagargli la trasferta da Bologna”. D. è mastodontico. Fa arti marziali, ha sempre lavorato nel settore sicurezza, investigazioni e scorte speciali. Oggi, all’età di 45 anni, nei suoi occhi brilla la disperazione. La sua ex compagna, madre della figlia 12enne, lo ha denunciato a più riprese per i più squallidi dei reati: riduzione in stato di schiavitù, minacce, favoreggiamento della prostituzione, lesioni personali, droga. Per la maggior parte delle denunce è stata chiesta l’archiviazione. L’udienza in programma giovedì ha i requisiti per essere un buco nell’acqua: “Non ci sono prove contro di me. Persino i genitori della mia ex compagna mi difendono. A lei è stato tolto un altro figlio prima di iniziare la relazione con me, io sono venuto a saperlo solo dopo”.

D.per tutto questo tre anni e mezzo fa ha perso il lavoro: “Con tutte quelle denunce sulle spalle, il tesserino mi è stato tolto. Nel frattempo ho accumulato debiti su debiti, ho chiesto in prestito soldi che chissà se riuscirò mai a ridare”. Da circa un mese D. ha ripreso a lavorare ma le difficoltà sono molte: “Lo vedi? Non ho i soldi per comprarmi le scarpe, dentro ci ho messo la soletta. Addosso ho un abito estivo. Senza contare i turni che mi sono reso disponibile a coprire, pur di guadagnare di più”. A D.B. capita di lavorare dalle 14,30 alle 19,30, poi dalle 23 alle 6 di mattina, e ancora dalle 9 alle 14. Con il risultato che non riesce nemmeno a pagarsi la benzina o a prendersi un caffè. Dalla sua parte ha la forza di sua figlia: “Lei vive con me e la mia nuova compagna, per molto tempo ho temuto che me l’avrebbero tolta ma sono uscito pulito da tutte le relazioni dei servizi sociali. Non fumo, non bevo, non mi drogo. Ho solo avuto la sfortuna di credere in una relazione sbagliata, di fidarmi di una donna che ha deciso di rovinarmi. Lei se ne andò quando la bambina aveva quattro anni e sparì per sette mesi. Poi mi chiese di tornare e non glielo permisi. Da allora è stato un incubo”.

D. ha dovuto subire, oltre all’invasione di psicologi e assistenti sociali, anche le voci maligne di Alfonsine, dove vive: “Molte persone hanno smesso di salutarmi, molte mamme non volevano più che i loro figli giocassero con la mia. Quando giri per il tuo paese e senti i mormorii della gente, è un’umiliazione totale”. Oggi D. ha riacquisito un po’ di fiducia. Ma è costretto a vedere la madre di sua figlia, che nonostante le interdizioni, si presenta fuori da scuola, fuori dalla palestra, sotto casa: “Per un periodo la bambina ha potuto vedere la madre nelle visite protette. Poi non ha più voluto, si innervosiva e stava male. Agli psicologi ha raccontato che la madre non le dava da mangiare, che la chiudeva in camera, che la sera quando io ero al lavoro si portava a casa gli uomini e che la minacciava di lasciarla in un istituto”.

D. non ha dimenticato le volte in cui è andato al mare riuscendo a malapena a comprare a sua figlia un gelato: “Mi chiedeva perché non mangiavo e le rispondevo che non avevo fame”. O le volte in cui non aveva i soldi per prenderle una piadina. Ma anche adesso, quando è costretto a chiedere ancora cinquanta euro alla compagna, la situazione in casa si fa pesante: “Se mi chiedi come faccio ad essere ancora in piedi, è merito della mia bambina. Ora che non vede più sua madre è serena, gli attacchi epilettici che ha avuto per un certo periodo le sono passati. A scuola è bravissima. Ho cercato nonostante tutto di non farle mancare niente: ha una vita sociale, fa sport, frequenta i centri estivi”.

D. adesso sta pensando alla denuncia per stalking giudiziario. Intanto, stringe i denti per trovare quei mille euro che gli servirebbero adesso, non più tardi di domani, per ripartire. E un giorno, quando sarà di nuovo un uomo integro, con un lavoro stabile e una vita in ripresa, racconterà tutto ai media, a volto scoperto, per dare la sua testimonianza di quello che può succedere ad un padre separato: “Se riuscirò a guadagnare tanto da ripagare tutti i miei debiti e oltre, darò tutto in beneficenza”: e uno si chiede come fa a non covare rancore.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g