“Via matite e gomme dagli astucci”: una giovane maestra s’ispira al rivoluzionario Moroni

Conoscere e capire chi è diverso da noi attraverso la creatività. Paroloni per un adulto ma non per un bambino. Lo pensa la 25enne ravennate Elisabetta Assirelli, maestra di scuola elementare a Bagnacavallo e Sant’Agata sul Santerno, che domani alle 12,50 presenterà il suo libro “Il gioco dell’arte” al centro sociale di Poggio Berni (via Costa del Macello, 8).
Elisabetta, da quale osservazione parte il tuo lavoro editoriale?
“Mi sono sempre chiesta, come insegnante, che cosa avrei potuto fare per facilitare una conoscenza reale, e non solo di facciata, tra culture diverse, al di là degli stereotipi. Finché ho incontrato nei miei studi la figura di Federico Moroni, un maestro di Santarcangelo che era nato nel 1914 e che per l’epoca fu rivoluzionario”.
Che cosa hai preso da lui e che cosa, invece, hai modificato?
“Di lui ho amato da subito il modo di approcciare i bambini a partire dalla spontaneità e dalla creatività. Prima di essere un maestro, era artista e questo gli consentiva di vedere il mondo in maniera più aperta, come con gli occhi dei bambini. Così ho deciso di ricreare un percorso che parte da lui ma in parte si modifica in chiave moderna. E’ il caso del disegno a china, che oggi non si usa più. L’ho sostituita con il pennarello nero. Lui usava i vetri colorati, noi abbiamo utilizzato delle veline”.
Dove hai fatto la sperimentazione?
“In una terza elementare a Mezzano, dove avevo svolto due tirocini. E’ stata un’esperienza molto positiva, i bambini hanno partecipato volentieri a tutte le attività. L’obiettivo era conoscere se stessi attraverso l’arte, per poi conoscere gli altri. E’ stato divertente il lavoro a coppie, quando sono emersi tutti quegli aspetti che noi adulti, per scherno o pudore, non portiamo a galla. Quante volte i bambini mi hanno detto che il compagno non li ascoltava o non li capiva”.

Elisabetta Assirelli

Quanti bambini stranieri c’erano, in quella classe?
“Cinque o sei. Ma il bello è che il progetto è servito per affrontare la diversità a prescindere dalle culture. Una diversità intesa come persone diverse in tutti i sensi, non solo perché non sono nate nello stesso paese. E’ un metodo che si potrebbe applicare anche tra vicini di casa”.
Che cosa ti piacerebbe trasmettere, agli insegnanti?
“L’importanza del disegno libero e spontaneo, anche alle elementari. Moroni aveva abolito gomma e matita dagli astucci, convinto che non ci dovesse essere spazio e modo per i ripensamenti”.

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