Coltivare un orto a scuola ha effetti positivi sull’apprendimento in generale. Questo il risultato più stupefacente del progetto “Orti in condotta” di Slow Food che in Italia coinvolge 469 scuole e che a Ravenna si tiene da sei anni alla scuola primaria “Ricci”. La referente locale, Francesca Ferruzzi, racconterà quest’esperienza di cittadinanza attiva stasera alle 20,30 alla scuola dell’infanzia “Freccia Azzurra” nell’ambito del ciclo di incontri “Voglia di crescere” organizzato dall’Istituzione Istruzione Infanzia.
“Orti in condotta” coinvolge solo insegnanti e bambini?
“No, anche genitori e nonni. Un coinvolgimento che ha conseguenze benefiche: i bambini non vivono la gestione dell’orto come fosse un’unità di apprendimento ma come un’esperienza affettiva. E si legano molto di più al progetto. Abbiamo fatto entrare anche cittadini dei lavori socialmente utili del Comune”.
Che cosa s’impara, nello specifico?
“I bambini seguono tutte le fasi: semina, piantumazione, innaffiatura, crescita, pulizia, raccolta. E poi assaggiano i prodotti dell’orto, e li cucinano. Consumare ciò che hanno fatto crescere è per loro bellissimo. Mangiano cose che non conoscevano o cose che a casa non gradiscono e che a scuola diventano per magia buonissime”.
E’ anche un’educazione al gusto, quindi?
“Certo. Uno dei giochi che proponiamo si svolge a coppie. Un bambino è bendato e l’altro gli fa assaggiare pezzi di frutta e verdura. Non è sempre facile riconoscere di cosa si tratta, si scopre così che i sensi sono strettamente collegati. Quando mangiamo usiamo anche gli occhi, il naso, le mani”.
Per i bambini si tratta di una rivelazione?
“Per loro è una scoperta dietro l’altra. Sapere che le patate crescono sotto terra non è scontato. Né tantomeno sapere che dai minuscoli semini degli spinaci può crescere una pianta enorme”.
Emergono domande curiose?
“Costantemente. C’è chi ha capito che l’albero delle fragole non esiste. Chi è venuto a sapere che il fuoco non è blu, come nella fiamma del fornello. E chi ha scoperto che le albicocche crescono sugli alberi. Molte cose che paiono scontate non lo sono affatto: che il tonno in scatoletta sia pesce, per esempio”.
Occuparsi di un orto in orario scolastico è un’esperienza che ha ripercussioni su altri fronti?
“Sì, una delle insegnanti che ha seguito il progetto dall’inizio mi ha raccontato che aggiunge competenze che esulano dalle abilità curriculari. I bambini imparano a pianificare valutando tempi e mezzi, trovano soluzioni quando sono davanti ad un problema”.
Anche i grandi arricchiscono le loro conoscenze?
“Molto. Ai genitori abbiamo proposto un’attività che consisteva nello scoprire il percorso che l’acqua fa dalla sorgente alle vendita in bottiglia. Con una mappa, una matita e un righello si sono resi conto di quanti chilometri di distanza ci siano tra il luogo in cui sgorga l’acqua e il supermercato. Con tutti gli sprechi annessi e connessi”.
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