
Ci voleva la notte di un pre-festivo. Una giovane ostetrica, Alice Bartolotti, che a inondarsi d’acqua non si è fatta problemi. Un travaglio regolare. E una mamma particolarmente motivata a far nascere la sua seconda figlia in vasca. Primo parto in acqua all’ospedale di Ravenna: la piccola Matilde Fusconi, 3.660 kilogrammi, venuta alla luce alle 3.45 di ieri, entrerà nella storia del reparto di Ostetricia per aver inaugurato la vasca di cui le nuove sale parto sono dotate dalla fine del 2011.
Molto soddisfatta la mamma, Katjuscia Barbieri, che due anni fa aveva partorito anche la sua prima figlia, Sofia, in vasca: “La notte del parto l’Ostetricia di Ravenna era affollatissima e mi trasferirono a Lugo, dove la possibilità del parto in acqua era già attiva. Fu un’esperienza bellissima ma non mi avevano assicurato di poterla ripetere nella mia città. Invece, quando l’ho chiesto, il personale mi ha assecondata: ho aspettato giusto il tempo di riempimento della vasca e mi sono immersa. Per tutto il travaglio e il parto, un’ora e mezzo in tutto, sono rimasta a mollo. In ospedale ero arrivata con una dilatazione di sette centimetri”. I vantaggi, per la ragazza, sono importanti: “Il beneficio che ho riscontrato io è stato a livello di rilassatezza. I muscoli si distendono e il dolore viene attutito. Le contrazioni, questa volta, si erano un po’ rallentate ed è stato necessario somministrarmi l’ossitocina. Ma in tre spinte, poi, Matilde è nata”.
E anche sul volto di Cristina Marzari, coordinatore ostetrico, si leggono molta soddisfazione e un pizzico di orgoglio: “Mi sono insediata qui all’inizio di novembre del 2011 e per un anno ho tenuto a formare tutte le 26 ostetriche. La vasca c’era ma non era attiva. Dal primo gennaio di quest’anno, invece, tutta la mia equipe ha le competenze per seguire il travaglio e il parto in acqua. La nascita di ieri notte è un grande risultato per tutta la squadra”. Chi sceglie di partorire all’ospedale di Ravenna sa ora come non mai di poter chiedere l’accesso alla vasca, così come già avviene a Lugo e Faenza: “I fattori che negano l’ingresso in acqua sono pochi: pressione bassa, perdite di sangue importanti, liquido amniotico tinto. Per il travaglio, in genere, non ci sono troppi ostacoli. Che il parto possa effettivamente avvenire in acqua, invece, lo si sa solo negli ultimi minuti prima dell’espulsione”.

Bando, comunque, alle forzature: “La donna può provare a immergersi in acqua e vedere come si sente, salvo decidere di uscire. Noi l’acqua la proponiamo ma è la partoriente a doverlo desiderare. Dalla mia esperienza pregressa, però, posso assicurare che chi entra in vasca raramente non vuole restare”. Del resto l’acqua è considerata una delle forme per assecondare i bisogni e i tempi della donna durante travaglio e parto, senza ricorrere ai medicinali: “Da ieri Ravenna non è più solo un centro di riferimento per l’analgesia farmacologica ma anche per quella non farmacologica. Tutto il personale ci ha guadagnato”.
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