In regione calo dell’uso degli antibiotici tra i bambini: “Indispensabile per evitare batteri resistenti”

Non abusare degli antibiotici ma prescriverli solo quando sono indicati. Evitare, cioè, la somministrazione in tutti quei casi in cui ci si trova, per interderci, di fronte a un’infezione virale e non batterica. L’obiettivo che si è posto da anni la Regione Emilia Romagna è evitare un fenomeno quanto mai allarmante: la resistenza dei batteri agli antibiotici. Un fronte sul quale la Regione si è attivata senza sosta dal 2003 e che sta iniziando a dare i primi risultati, soprattutto in età pediatrica. Una mossa indispensabile soprattutto in vista di quello che continua ad emergere anche a livello nazionale: in Italia, più che negli altri Paesi d’Europa, c’è il livello più alto di antibiotico resistenza nelle infezioni delle vie aeree in età pediatrica. Di qui il monito nel corso del Consensus Conference di Bologna che riunisce i maggiori esperti di pediatria: sugli antibiotici, care mamme, andiamoci piano. 

Carlo Gagliottiè il referente per l’Agenzia sanitaria e sociale regionale per la prevenzione e il controllo dell’antibiotico resistenza.

Carlo, qual è la situazione in regione?
“Negli ultimi anni il consumo degli antibiotici si è ridotto in Emilia Romagna prima tra i bambini poi anche tra gli adulti. In Romagna non esiste una differenza netta nell’uso che se ne fa. Dati lievemente più bassi si registrano a Cesena e a Rimini. In particolare l’area di Cesena registra la tendenza a utilizzare antibiotici che hanno spettro d’azione più circoscritto, è un esempio virtuoso”.
Come e perché la Regione è scesa in campo per monitorare l’uso degli antibiotici?
“Ci si è resi conto che l’utilizzo di antibiotici in Italia era molto superiore ad altri paesi, anche vicini a noi. In Nord Europa si fa un uso limitato degli antibiotici. Fino al 2009 si sono registrati dati in crescita per le prescrizioni di antibiotici. Oggi svolgiamo un’attività costante di monitoraggio utilizzando i dati raccolti periodicamente da tutte le Ausl per fare valutazioni in termini di utilizzo dei farmaci. Così abbiamo visto quanti antibiotici vengono utilizzati per fasce d’età, quindi anche nei bambini. A questi, affianchiamo i dati di laboratorio, per monitorare le resistenze dei batteri che sono stati isolati più frequentemente nei bambini al di fuori dell’ospedale. I bambini quando vanno a scuola prendono infezioni delle vie respiratorie che sono per lo più causate da virus e che non beneficiano quindi del trattamento con antibiotici .
Che risultati avete raggiunto?
“Abbiamo realizzato delle linee guida alle quali hanno partecipato rappresentanti dei pediatri che lavorano sia in ambito territoriale che ospedaliero, per la gestione clinica dell’otite media acuta e della tonsillite, per individuare i casi in cui è indicato o meno l’antibiotico. Si tratta di  due infezioni causate da batteri più diffuse in età pediatrica. I pediatri hanno collaborato molto e i risultati si sono visti. L’uso degli antibiotici è calato e spesso è più mirato”.
Nei bambini che livelli di resistenza agli antibiotici ci sono?
“Ci siamo soffermati sui patogeni che danno infezioni delle alte vie respiratorie: sullo Streptococcus pneumoniae  che più frequentemente causa otite media acuta e sullo Streptococcus pyogenes che invece è causa di tonsillite. Sopratutto in quest’ultimo caso abbiamo assistito a una riduzione della resistenza negli anni, a partire dal 2007. Nel caso dello Streptococcus pneumoniae la resistenza resta elevata per la eritromicina, seppure con alti e bassi; con livelli medi di resistenza anche per la penicillina”.
Spesso si pensa che se il pediatra non prescrive l’antibiotico il bambino non guarirà. Voi che indicazioni avete dato?
“Di utilizzare l’antibiotico quando è necessario. Nel caso dell’otite media acuta i pediatri adesso applicano una vigile attesa: se c’è febbre e la sintomatologia dell’otite,  vengono somministrati antidolorifici per 48-72 ore e nella maggior parte dei casi i sintomi regrediscono senza ricorrere agli antibiotici. Per la faringotonsillite, invece, non basarsi solo sulla valutazione clinica ma affiancare un test rapido, un tampone fatto dal pediatra già in ambulatorio per verificare se è batterica o virale. L’antibiotico va dato solo se è batterica”.

 

 

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