Morto per asfissia, in una prigione di caldo che aveva raggiunto i 60 gradi. Morto per una ‘tragica’ dimenticanza del padre che invece di portarlo all’asilo lo ha lasciato che dormiva nel suo seggiolino, per accorgersene soltanto otto ore dopo. Un evento che terrorizza ogni genitore. E in quanti si saranno chiesti, attoniti di fronte a notizie del genere, che cosa scatta nella mente di un genitore per arrivare a tanto? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Valeria Savoia, medico specialista in neuropsichiatria infantile e direttore pro tempore dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’Ausl di Ravenna. 

Dottoressa Savoia, cosa accade nella mente di un genitore che si dimentica il figlio in auto?
“E’ riduttivo pensare che possa trattarsi semplicemente di una disattenzione. L’accudimento di un figlio è un fatto molto importante. Faccio fatica a credere che si tratti di una dimenticanza”.
Sarebbe più corretto parlare di stress?
“Da una parte ci sono diversi meccanismi che possono essere riportati a una situazione di stress particolarmente elevato che in qualche misura disorganizza un po’ il nostro funzionamento. Dall’altra parte, non sempre la genitorialità è un fatto che scatta in automatico tutte le volte che un bambino arriva. E’ un percorso complesso che sicuramente richiede all’adulto, maschio o femmina, la capacità di creare uno spazio, un’attenzione dedicata esclusiva per il figlio. Cosa che non sempre accade. Questi episodi terribili sono legati anche a questo aspetto”.
Quali sono i campanelli d’allarme dei quali un genitore dovrebbe tenere conto?
“I genitori sono essere umani e come tali hanno anche dei limiti. Uno dei segnali più importanti è di valutare la nostra progressiva intolleranza nei confronti dell’accudimento di un figlio. Certo, non parlo di casi isolati relativi magari a una notte in cui il bambino non ha dormito. Parlo di una sensazione ricorrente. Tutti noi abbiamo avuto l’impressione terribile di faticare a svolgere quelle funzioni indispensabili a un bambino per sopravvivere.  Se capita, è importante tenerne conto. Se un genitore si sente stressato, consiglio di parlarne con l’altro, condividendo la fatica o un momento di difficoltà. Altrimenti di chiedere aiuto ad esperti. La genitorialità non è una cosa così automatica come respirare, è molto forte, importante. Si crea uno spazio dentro di noi. E’ un percorso che per fortuna nella stragrande maggioranza dei casi si fa senza che uno se ne accorga. Se una persona percepisce che ci sono dei problemi, che non riesce a vedersi genitore deve rifletterci prima di mettere al mondo un figlio”.
Qual è il problema principale dei genitori di oggi, secondo lei? 
“Pesano di non essere capaci di porre delle regole e quindi non le danno e questo crea una grossa difficoltà nei bambini ad adattarsi alla vita sociale dove invece le regole sono indispensabili. Il primo patrimonio normativo appartiene alla famiglia: abbiamo bambini sempre in difficoltà perché hanno bisogno di regole per crescere e non gli vengono date”.