“Non ho allattato, e allora?”. La storia di Anna, libera da pregiudizi e sensi di colpa

L’allattamento al seno per la salute del bambino, per farlo crescere meglio, per evitare che contragga malattie, perché instauri fin da subito un legame privilegiato con la mamma. E se una donna non riesce, se il latte non basta? Se il gesto che viene definito “il più naturale del mondo” a lei non viene così spontaneo? Anna Mancini, di Ravenna, ha una bimba di cinque anni ed è una di quelle mamme che non hanno allattato. Non ha avuto nessun preconcetto nei confronti dell’allattamento al seno, prima. E allo stesso tempo nessun senso di colpa, dopo aver smesso.
Anna, quando eri in gravidanza pensavi che avresti allattato?
“Certo, vedevo l’allattamento come un gesto piuttosto automatico dopo il parto. Avevo anche sentito racconti piuttosto romantici sul gesto di allattare. Non avevo pregiudizi né remore. O meglio, non avevo avuto nessun pensiero particolare rispetto al fatto di non farlo”.
Quando hai attaccato al seno la tua bimba, la prima volta?
“Dopo un’oretta dal parto. Quando sono rientrata in camera, la puericultrice mi ha consigliato di attaccare mia figlia. Sapevo del colostro, sapevo che la montata sarebbe arrivata qualche giorno dopo. E così è stato. Addirittura, una volta rientrata a casa, sono dovuta tornare in ospedale per un ingorgo mammario. Mi hanno consigliato impacchi d’argilla e docce calde. Era agosto e ho passato un pomeriggio in casa con il seno fuori impiastricciato di argilla. Mi viene da sorridere adesso, ho pranzato in quelle condizioni”.
È servito, alla fine?

“No, ho spedito il mio compagno in farmacia a comprare il tiralatte. E così ho risolto. Da quel momento ho iniziato ad allattare al seno. Sono andata avanti per una ventina di giorni”.
A richiesta o ad orari?
“A richiesta, così mi avevo insegnato al corso pre-parto, dove avevo anche imparato le posizioni in cui mettere il neonato e anche l’attacco esatto per evitare le ragadi. Ero molto orgogliosa di avere imparato bene. Mia figlia succhiava senza problemi ma appena la staccavo urlava come una pazza. Davo la colpa al fatto che fosse una mangiona”.
Invece?
“Invece alla prima visita la pediatra mi ha detto che non era cresciuta abbastanza. In ambulatorio mi ha proposto la doppia pesata che io a casa mai avevo fatto per evitare di stressarmi. Così abbiamo capito che di latte non ne avevo a sufficienza e la dottoressa mi ha proposto l’integrazione con l’artificiale”.
Hai accettato l’allattamento misto?
“All’inizio sì, non avevo davvero pregiudizi. Ho comprato l’artificiale e ho iniziato con l’aggiunta. La pediatra mi aveva detto di pesare la bimba prima del seno, di allattarla, di ripesarla e di darle l’artificiale per il quantitativo che mancava. Ma dopo qualche giorno ero talmente stressata che ho iniziato davvero a pensare di usare solo l’artificiale. Ogni volta che l’attaccavo al seno andavo in ansia. E di sicuro, se avessi continuato con quella tiritera, avrei trasmesso a mia figlia molta tensione”.
Com’è andata, poi, con l’artificiale?
“Benissimo. Lei mangiava con gusto, si riempiva, a un mese e mezzo di vita dormiva giù dodici ore di fila. Io mi ero tranquillizzata molto, sapevo che lei così si nutriva e cresceva. Senza contare che potevo lasciarla per qualche ora senza il problema di dover correre da lei perché doveva mangiare. E per una neo-mamma questo è il massimo”.
Si è ammalata come dicono, tua figlia?
“Pochissimo. Ha iniziato a frequentare il nido a cinque mesi e il primo anno ha preso una febbre leggera una volta. Ora ha cinque anni ed è stata a casa malata in media una volta all’anno. Non so se è fortuna ma di sicuro non posso dire che il fatto di non essere stata allattata al seno le abbia tolto qualcosa dal punto di vista della salute”.
E la vostra relazione, com’è?
“E’ una mammona che mai. Ha una libreria più grossa della mia, ho cominciato con la lettura ad alta voce quando aveva pochi mesi. Insieme siamo sempre andate a nuotare, a fare i laboratori. Con lei ho sempre avuto un rapporto epidermico: baci, coccole, massaggi. Non credo che l’amore e l’educazione passino solo attraverso il latte. E non penso di averle fatto mancare qualcosa”.

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