Una casa di campagna, circondata da un parco di 1.500 metri quadri. Una casa con la cucina, il salotto, il bagno. Dove le mamme che non riescono a conciliare le esigenze familiari con quelle lavorative, le mamme di bambini disabili e non, possano trovare un appoggio, una mano. Il progetto si chiama “La Macina” e nasce all’interno dell’associazione di volontariato Letizia. In particolare da Giovanni Santoro, il presidente, che d’impulso ha acquistato una casa a San Michele, all’inizio senza un’idea precisa sul da farsi. L’idea gli si è formata nella testa poco a poco.
Giovanni, siete in fase di ristrutturazione. Che cosa succederà esattamente in primavera?
“Costruiremo un calendario sulle esigenze delle mamme, spesso sole, che davanti all’inconciliabilità tra lavoro e famiglia, o vanno in crisi, o sono costrette a non lavorare. Al momento ne seguiamo nove. Una di loro si fa dare tutti i turni di notte, pur di passare il pomeriggio con la figlia tredicenne, disabile. Non ha rete parentale, è del tutto sola. Non riesco davvero a concepire la fatica di questa donna”.
Anche tu la vivi sulla tua pelle?
“Io lavoro come libero professionista proprio per riuscire ad andare a prendere mia figlia Letizia all’ora di pranzo, non certo per guadagnare di più. Quest’anno abbiamo deciso di non mandare Letizia a scuola di sabato perché grazie ad un accordo con la scuola riusciamo a recuperare cinque ore da distribuire durante la settimana, così da farla iniziare prima ogni mattina. L’associazione finanzia un progetto di musicoterapia alla Don Minzoni per lo stesso scopo: per scorporare le ore e distribuirle meglio”.
L’associazione Letizia in che modo, esattamente, andrà incontro a queste esigenze di vita?
“I nostri volontari colmeranno i bisogni della mamme. Andranno a prendere i bambini da scuola, prepareranno loro da mangiare, proporranno laboratori. Nella casa di San Michele ci stiamo attrezzando bene. Abbiamo il salotto per le chiacchiere e il relax ma anche il salone per i laboratori: l’abbiamo allestito tipo osteria. Con i nostri ragazzi siamo stati all’Ikea qualche giorno fa a comprare 16 tavoli e 64 sedie. Eravamo in tanti, ci avranno considerati una famiglia allargata, quale in effetti siamo”.
Perché avete chiamato il vostro progetto “La Macina”?
“L’idea è nata dal fatto che durante la ristrutturazione abbiamo trovato una vecchia macina in pietra. Abbiamo iniziato a pensare che qui si macineranno idee, energie, incontri, esigenze. Non ci occuperemo solo delle mamme che fanno già parte della nostra rete, anzi. Ci interfacceremo con i servizi, chiederemo quante situazioni analoghe a quelle che già seguiamo ci sono. E proveremo a colmare dei vuoti. Il valore aggiunto del volontariato è questo: arriva dove i servizi non arrivano”.
Come leggete i bisogni del territorio?
“Innanzitutto attraverso il nostro progetto ‘Una carrozzina per due’ con il quale da anni raccogliamo giocattoli, vestiti, attrezzature da destinare alle famiglie che ne hanno bisogno. Il nostro lavoro speriamo si veda: Mirabilandia ci ha contattati di recente per capire come migliorare l’accessibilità del parco e ci ha regalato della mascotte di animali con le quali animeremo il nostro giardino in occasione di incontri e feste”.
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