Coppia di musicisti “avvista” un ragazzo scomparso a Parigi: ecco il loro impegno per Penelope

Un po’ di rimorso ce l’hanno. Ma a dissipare il senso di colpa, ci pensa l’attuale impegno a favore dell’associazione Penelope che si occupa di persone scomparse. Loro sono Daria Milliar e Angelo Stella. Insieme formano un duo musicale, i Milliar. Per motivi svariati vivono da anni a Ravenna. E nella primavera scorsa sono partiti per Parigi per girare un video. Il 13 aprile è una data che ha cambiato la loro vita, o almeno la loro consapevolezza. E che ha fatto prendere alla loro produzione artistica una direzione nuova. Daria e Angelo erano sulla metro, quando un ragazzo che parlava italiano li ha avvicinati.
Ragazzi, che cosa è successo esattamente?

Angelo e Daria dei Milliar

“Un ragazzo ci ha fermati chiedendoci qualche moneta. Noi però non avevamo soldi spicci con noi. Poi ci ha pregati di aiutarlo a rientrare in Italia. Gli abbiamo consigliato di rivolgersi al Consolato o all’Ambasciata. Lui ci ha risposto che era sprovvisto di documenti. Ci ha raccontato, saltando evidentemente qualche passaggio, che aveva preso un treno da Roma e si era ritrovato in Francia. Ci ha spiegato che aveva studiato scienze della comunicazione e che era lì per delle ricerche sui mondi paralleli. Forse era in stato confusionale, era trasandato. La nostra impressione è che non fosse un abitudinario di quegli ambienti, che non fosse un mendicante”.
Poi l’avete perso di vista?
“Sì, è sceso dalla metro e abbiamo perso le sue tracce. Ma ci ha scombussolati per l’intera giornata e i giorni a venire. Abbiamo continuato a pensare a lui. Quando siamo rientrati in albergo, la sera, abbiamo provato a collegarci a Internet ma la connessione non funzionava. Quando siamo tornati in Italia, abbiamo cercato le foto delle persone scomparse: dopo ore, il volto di un ragazzo, Marcello Volpe, scomparso da Palermo due anni fa. Assomigliava moltissimo al ragazzo della metro e la descrizione corrispondeva. Ci siamo interrogati sul da farsi, abbiamo tergiversato un po’ ma alle undici di sera abbiamo preso coraggio e abbiamo chiamato sua madre al cellulare”.
Qual è stata la sua reazione? Vi ha creduti?
“All’inizio è rimasta basita, rispondeva in maniera robotica ma ci ha confermato che Marcello aveva lasciato i documenti a casa e confrontando il suo modo di comportarsi, ci ha detto che in effetti poteva essere suo figlio il ragazzo della metro. Da quel momento si è attivato tutto un meccanismo: abbiamo lasciato una deposizione in Questura, i suoi genitori sono partiti per Parigi dove la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ ha girato una puntata”.
Sono state trovate testimonianze di qualcuno che l’aveva visto e riconosciuto?
“Sì, soprattutto quella di una ragazza che lavora in una panetteria e che ha raccontato di averlo visto più volte comprare il pane da lei. Qualche avvistamento c’è stato poco più di un mese fa ma nella zona vicina allo Stretto. Probabilmente quel ragazzo si è spostato: del resto le autorità non sono intervenute in modo rapido, si sono attivate solo venti giorni dopo le nostre segnalazioni”.
Da questa vicenda il vostro lavoro artistico ha subito una deviazione. Verso cosa?
“Abbiamo scritto e prodotto la canzone ‘Un passo da giganti’ che parla proprio di questo mondo parallelo che abbiamo scoperto e che prima ignoravamo, quello delle persone scomparse. Una piaga che purtroppo pochi conoscono, a meno che il problema non li tocchi in prima persona. Il nostro progetto artistico sta proseguendo anche grazie al supporto della sezione Emilia-Romagna dell’associazione Penelope alla quale ci siamo avvicinati. Li abbiamo contattati per dare il nostro contributo, per lanciare un appello e abbiamo trovato le porte aperte: siamo come diventati il loro braccio artistico. Il 5 dicembre alle ex pescherie di Cesena inaugureremo una mostra fotografica di Vincenzo Pioggia sulle persone scomparse. Il nostro lavoro contempla musica, video e fotografia. A breve dovremmo incontrare i Nomadi per capire come collaborare. Ci stiamo appoggiando a qualche radio e tv locale. C’è anche la possibilità di inserire il nostro video sul sito di ‘Chi l’ha visto?'”.
Avete anche contribuito a lanciare una petizione on line affinché a livello governativo venga costituito un nucleo operativo che intervenga in maniera tempestiva in caso di scomparse, saltando tutti i passaggi burocratici. Intanto, quante volte vi torna in mente quello che potrebbe essere Marcello Volpe?
“Molte. Abbiamo anche pensato di tornare a Parigi a rifare il giro ma sarebbe davvero come cercare un ago in un pagliaio. Siamo in contatto costante con la sua famiglia. Le persone scomparse dagli anni Settanta ad oggi in Italia sono 27mila. Vogliamo dare un messaggio di speranza. Quel mondo all’apparenza parallelo e nascosto appartiene a tutti noi: la nostra storia sottolinea il fatto che, con un po’ di attenzione in più, con un atteggiamento reattivo, si potrebbe fare molto per centinaia di famiglie. Non costa niente guardarsi intorno. Spesso pensiamo a quello che avremmo potuto fare e che non abbiamo fatto. Ma ci dà forza quello che si è scatenato dopo. Non abbiamo lasciato cadere la cosa. Sta succedendo molto di positivo, grazie all’impegno che ci abbiamo messo dopo. E che ci metteremo ancora”.

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