Il bambino non vuole mai andare a dormire? Fa fatica ad addormentarsi e quando ci riesce si risveglia più volte durante la notte richiamandoti continuamente? Tuo figlio mangia solo alcuni cibi e si ostina a serrare la bocca quando gli presenti qualcosa di sano e nutriente?
Se l’alimentazione e il sonno diventano fonte di ansia, problemi e frustrazione potrebbero esserci delle richieste affettive e relazionali che il bambino sta avanzando e che il genitore dovrebbe imparare a decodificare. A parlarci di queste tematiche di importanza vitale e a tenere un corso su come risolvere alcuni dei problemi più comuni che riguardano la nanna e la pappa, è la dottoressa Silvia Ceccoli, psicologa e psicoterapeuta della coppia e della famiglia, la quale terrà un ciclo di tre incontri a partire da mercoledì 15 gennaio dalle 21 alle 22.30 presso la sede del Centro per le Famiglie di Dogana (Via Saponaia, 17, Repubblica di San Marino), proprio sul sonno e l’alimentazione del bambino.
Dottoressa Ceccoli, quali sono le maggiori difficoltà che i genitori si trovano ad affrontare rispetto al sonno e all’alimentazione dei propri figli?
“Per quanto riguarda il sonno capita molto spesso che il bambino faccia fatica ad addormentarsi perché non riesce ad abbandonarsi. Questa capacità di “lasciarsi andare” si acquisisce quando si è interiorizzato un legame sicuro con la propria mamma o con la figura primaria di riferimento. Un legame sicuro si sviluppa quando la madre è in grado di rispondere adeguatamente alle richieste del bambino, che scaturiscono da un suo istinto innato, proprio quello di attaccamento. Ciò vuol dire che il bambino deve essere certo che anche se si addormenta la sua mamma c’è. Con questa sicurezza il bambino sviluppa anche la capacità di riaddormentarsi in autonomia dopo i risvegli notturni senza richiedere l’intervento dell’adulto. In altri casi capita che il bambino non voglia andare a dormire oppure che ci vada molto tardi e così i genitori sono costretti a sostenere estenuanti rituali pre-nanna che non finiscono mai. Talvolta sono proprio i genitori che non riescono a staccarsi dal figlio, magari perché non vogliono sentirlo piangere ed entrano nella sua stanza continuamente, non permettendo al piccolo di acquisire la capacità di addormentarsi in autonomia. Persino le cattive abitudini dei genitori possono influenzare negativamente la qualità del sonno del bambino. Si pensi a chi si addormenta davanti alla Tv o a tarda notte. Ciò che siamo e come viviamo viene percepito e assimilato dal bambino e lo influenza”.
E per quanto riguarda l’alimentazione?
“Il nutrimento non è solo fisico ma anche affettivo. Il neonato al seno materno è nutrito ma anche scaldato, contenuto e sorretto, così il latte e successivamente il cibo si trasforma simbolicamente in strumento di gratificazione. Può capitare infatti che quando ci si trovi a vivere un momento di difficoltà emotiva, la rassicurazione venga ricercata nel cibo che diventa così un sostituto dell’affetto. E’ questo ciò che accade in alcuni casi di obesità diffusa tra bambini. Molto spesso capita invece che i genitori non sappiano dire no al desiderio del bambino di mangiare qualcosa di dolce e saporito, allora si crea una selezione molto rigida dei cibi accettati dai figli. In altre situazioni invece può capitare che il cibo diventi un modo per protestare o opporsi a dei genitori troppo intrusivi e direttivi. Nessuno può costringere un bambino ad addormentarsi o a mangiare per forza, così alimentazione e sonno possono diventare due terreni sui quali giocare una lotta di potere tra genitore e figlio, nella quale sarà il figlio ad avere la meglio se il genitore non riesce ad allargare lo sguardo e cogliere significati più ampi, sul piano della relazione, del comportamento del bambino”.
Cosa mi dice degli incontri che terrà nel mese di gennaio?
“I tre incontri che si svolgeranno in modalità esperenziale, cioè dove ognuno (massimo dodici genitori) potrà condividere la propria esperienza ed esprimere i propri dubbi e le proprie difficoltà: hanno l’obiettivo di “creare il gruppo”, cioè un luogo di scambio e di confronto, dove poter approfondire la conoscenza di sè e delle proprie risorse e apprendere nuove strategie per relazionarsi in maniera tranquilla e serena ai propri bambini in due momenti fondamentali della quotidianità vissuta con loro”.
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