E come si fa a dire a una mamma che ha scelto di abortire per un’anomalia fetale, che il bambino sarebbe nato sano?
Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Fondazione Altamedica e segretario nazionale della Società Italiana di Diagnosi Prenatale e Medicina Materno-Fetale (S.I.Di.P) lancia l’allarme sui falsi positivi che lui stesso ha verificato con il nuovo esame del sangue materno per individuare la presenza di anomalie fetali come la sindrome di Down. Il test, insomma, si sarebbe rivelato secondo il medico “pericoloso”, avrebbe cioè indotto molte donne a interrompere la gravidanza su un feto che si è poi rivelato sano. Giorlandino parla con dati alla mano che, annuncia, ha presentato “come persona informata dei fatti sia all’opinione pubblica che alle Autorità competenti che volessero prenderne visione”.
“I nuovi test di screening sul sangue materno per verificare le anomalie nel feto non solo non sembrano funzionare ma si sono rivelati pericolosi – spiega – Salviamo le vite di quei bambini che erroneamente vengono considerati portatori di cromosomopatie come la Sindrome di Down. Dai primi risultati accertati documentalmente compaiono numerosi falsi positivi che portano le donne all’interruzione di gravidanza”.
Negli ultimi mesi, denuncia il medico, si sono rivolte a lui otto donne incinte alle quali era risultato positivo il test del sangue che aveva indicato una patologia fetale che poi, in ben sei casi, con villo o amniocentesi non è stata confermata, “con crescente sbigottimento” dello stesso Giorlandino.
“Alcune pazienti, approfittando del fatto che il risultato del test giunge prima dell’epoca prevista come limite temporale per la interruzione volontaria di gravidanza, venivano indirizzate direttamente all’aborto – aggiunge – senza neanche cercare la conferma attraverso i test diagnostici”. Giorlandino estende il problema al resto del Paese, ipotizzando “quante altre volte questo sia avvenuto e quante volte stia avvenendo”, oltre al fatto che ci si può trovare anche nella condizione opposta, relativa a “gestanti che si sentono serene per aver avuta una risposta rassicurante da un test possano poi avere una sorpresa alla nascita”. Ciò che ”angoscia e sconcerta – conclude Giorlandino – è il solo astratto pensiero che, un test falsamente patologico, senza opportuna conferma, abbia già portato all’aborto un numero imprecisato di donne male informate”.
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Commenti:
Recntemente ho chiesto delucidazioni su questo test al Dott. Ferrara che esegue villocentesi a Ravenna. Ovviamente la motivazione che spinge a effettuare questo esame sarebbe evitare metodi invasivi ma la sua risposta è stata, a mio avviso, esauriente e concisa : villocentesi e amniocentesi sono test che si eseguono direttamente su materiale genetico del bambino (salvo rarissimi casi di inquinamento “genetico” della madre) e il risultato che si ottiene dalla cotura di queste cellule è in cariotipo del bimbo/a. Non ci sono errori in questo senso. Il test di cui si parla in questo articolo è invece un test di tipo statistico che restituisce valori riferiti una probabilità. Mi ha anche detto che l’attendibilità scientifica non è stata totalmente validata…e qui, purtroppo ne abbiamo ancora conferma.
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