“Non puoi curare un bambino prematuro se non curi la famiglia. La prematurità grave, quella che avviene sotto le 28 settimane, è un’esposizione orribile alla vita e bisogna aiutare la madre che spesso in questa situazione può entrare in depressione”. A parlare è Augusto Biasini, direttore della Pediatria e Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica di Cesena al quale abbiamo rivolto alcune domande in occasione di un convegno che si terrà domani 6 giugno a partire dalle ore 9 nell’Aula Magna del Dipartimento di Psicologia di Cesena (Piazzale Sanguinetti 180).
“’La Care del bambino prematuro: dalla nascita ai 2 anni’ – spiega Augusto Biasini – è un incontro tra professionalità di saperi diversi, come pediatri, psicologi, neuropsichiatri e fisioterapisti che devono muoversi in maniera coerente per portare il bambino fuori da una condizione così delicata come quella che vivono i prematuri. Bisogna ‘surfare’ l’onda della modernità culturale per salvare il maggior numero di piccoli possibili, anche se a volte la natura si esprime in maniera saggia e la sopravvivenza del neonato equivarrebbe a una vita molto difficile”.
Sono circa 50 i neonati prematuri che ogni anno vengono presi in cura dalla terapia intensiva neonatale del Bufalini. “Bisogna distinguere tra bambini nati al di sotto delle 32 settimane che possono presentare problemi infettivi o respiratori e quelli che nascono prima delle 28 settimane, i cosiddetti ‘bambini fragili’ che alla nascita presentano un peso di 1500 grammi e sono proprio quelli per cui le cure neonatali sono indispensabili”.
Negli ultimi decenni l’intervento neonatale sui bambini è cambiato molto, si è passati dalla Cure alla Care. “Negli anni ’70-’80 l’obiettivo primario era la sopravvivenza per mezzo di azioni ‘hard’ riguardanti l’aspetto scientifico e tecnologico. Con il tempo l’atto del curare si è armonizzato con quello del prendersi cura del bambino e della famiglia stessa. I due termini inglesi ‘to cure’ e ‘to care’ esprimono bene la differenza tra le due linee di intervento che sempre più vengono integrate”.
Fargli un nido, evitare i rumori il più possibile, proteggerli dalla luce, sottoporli all’Infant massage e al Kangaroo Care sono tante le procedure utilizzate al giorno d’oggi per migliorare le condizioni di salute generali di questi bambini. “Chiediamo alle madri di cantare e di leggere delle storie ai loro figli, perché la voce della mamma ha un grosso impatto emotivo e rinforza l’attività cognitiva dei neonati. L’obiettivo è quello di far diminuire i rischi nel quale potrebbero incorrere in futuro, come paralisi cerebrali infantili, gravi problemi uditivi e visivi e ritardo mentale. Il cervello del feto cresce negli ultimi sei mesi di gestazione del 270% e nel momento in cui il bambino è nell’incubatrice bisogna nutrirlo con ossigeno, con un’alimentazione adeguata a base di proteine ma anche attraverso sensazione positive dettate dalla relazione che si instaura con i genitori”.
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