Morte del bambino che portava in grembo ed asportazione dell’utero. Questo è quello che è successo a una donna ravennate un paio di anni fa, dopo che si era rivolta a una clinica privata di Ravenna per l’amniocentesi, il prelievo del liquido amniotico che si fa tra la 15esima e la 18esima settimana di gravidanza, come indagine prenatale. Esame durante il quale qualcosa è andato storto, costringendo la donna a tre visite al pronto soccorso fino al ricovero d’urgenza.

Dell’accaduto, come riporta un articolo del quotidiano La Voce di Romagna, dovranno rispondere  ora quattro dottoresse, originarie di Ravenna, Cesena e Bologna, due in servizio presso la clinica, le altre due all’ospedale, indagate a vario titolo per procurato aborto e lesioni colpose.

ospedale, intervento chirurgicoTutto parte dall’esame, durante il quale qualcosa, secondo l’accusa, va storto. Già dopo che viene infilato l’ago la donna avverte un forte dolore, tanto che le dottoresse sospendono l’esame, per riprendere qualche minuto dopo. A casa la donna si sente male, le viene la febbre e si rivolge, dietro consiglio del suo ginecologo, al pronto soccorso. Dopo un’ecografia le dicono che è tutto sotto controllo, la donna ritorna a casa. Ma la febbre sale ancora e per la seconda volta la coppia si rivolge al pronto soccorso dove le dicono che il bambino è morto e si deve fare un raschiamento, il giorno dopo. Può tornare ancora a casa. Ma il quadro clinico si complica e per la terza volta la donna ritorna al pronto soccorso. Questa volta c’è un travaglio abortivo in corso, setticemia e uno choc emorragico. La donna viene operata d’urgenza, con asportazione dell’utero e di un’ovaia e resterà in coma per diversi giorni.

Dopo essersi ripresa, lei e il marito hanno iniziato la battaglia legale per vedere chiaro su quanto accaduto. Dopo la perizia affidata al direttore del Dipartimento Materno infantile dell’Infermi di Rimini, Giuseppe Battagliarin, il titolare dell’inchiesta, il pm Stefano Stargiotti, ha indagato le quattro dottoresse, chiedendo per fine settembre un incidente probatorio nel quale le parti potranno nominare loro esperti. Il gip, Piervittorio Farinella, ha nominato il primario dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, Nicola Rizzo, per fare luce sulla vicenda.