A Bologna sono i primi in assoluto, in Italia sicuramente tra i primi. Per dare una risposta concreta all’annoso problema della conciliazione lavoro-famiglia, nascerà a Bologna – a breve – un’esperienza di coworking che avrà, al suo interno, uno spazio educativo dove lasciare i bambini. “Non un semplice baby parking”, ci spiega Stefano Follador, presidente di Kilowatt, l’associazione interdisciplinare di professionisti che ha già dato vita ad uno spazio di coworking in via del Borgo di San Pietro. Un incrocio di scrivanie che suona tanto contemporaneo in un periodo di lavoro freelance, flessibile, senza fissa dimora.
La novità arriverà invece in un altro luogo, ai Giardini Margherita: “Abbiamo avuto in affidamento del Comune, per 15 anni, un immobile che prima era utilizzato per la gestione del verde pubblico. Insieme ad una community di mamme e papà e ad una ricercatrice universitaria, abbiamo studiato uno spazio dove si farà davvero educazione. Non vogliamo certo creare un parcheggio per i figli dei lavoratori. Abbiamo elaborato un progetto molto più strutturato. Svilupperemo anche l’outdoor education, sfruttando la collocazione dei Giardini”.
Quello che accadrà alle Serre dei Giardini Margherita – questo il nome del nuovo quartier generale di Kilowatt – sarà un vero esperimento di welfare: “Il nostro punto d’arrivo vuole essere una reale fusione tra vita professionale, culturale, sociale e familiare”. In attesa delle dovute autorizzazioni, non si è ancora deciso a quale fascia d’età sarà rivolto lo spazio educativo ma l’ambizione è quella di soddisfare anche le esigenze di chi ha figli con più di tre anni: “Ci piacerebbe affiancare davvero le mamme e i papà, non metterli in difficoltà una volta che i bimbi sono più grandi”. A poter usufruire del servizio educativo dovrebbero essere all’incirca una quindicina di genitori.
Nel frattempo, Kilowatt ha fatto alcune prove generali durante Kilowatt Summer, il festival che si è tenuto in agosto alle Serre: “Abbiamo organizzato laboratori e attività per bambini per consentire ai genitori di seguire i concerti”.
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