Una doppia linea dell’autobus, per separare i ragazzi rom dal resto della cittadinanza. No, non siamo nella Johannesburg dell’apartheid, ma in Piemonte, a Borgaro Torinese (To): la linea è la 69, che ogni giorno riporta in paese un gruppo di alunni di una scuola media di Torino. Tra loro ci sono anche i ragazzi del campo rom di via dell’Aeroporto, uno dei più grandi di tutta la regione; i quali, a quanto pare, si sono resi protagonisti di una serie di episodi di bullismo nei confronti dei loro coetanei: i racconti parlano di tentativi di furto, ciocche di capelli tagliate, addirittura sputi verso gli anziani che cercavano di intervenire.
E così ieri, di fronte all’ennesima segnalazione da parte di un genitore, Claudio Gambino, sindaco di questo borgo di 10 mila anime, ha chiesto all’azienda trasporti di sdoppiare quella linea: se il Gruppo torinese trasporti accoglierà la sua decisione, tra qualche tempo uno dei due veicoli non fermerà più nel campo. Una decisione che, ovviamente, fa già discutere, tanto più che Gambino è stato eletto in una coalizione composta da Pd e Sel. Il primo cittadino, però, non vuole che si parli di intolleranza o razzismo: “Si tratta, molto più semplicemente, di una decisione pragmatica – spiega -. Non si può permettere a un gruppo di teppisti di tenere in scacco le istituzioni; se lo Stato non è in grado di intervenire, noi siamo in dovere di fare qualcosa”.
Verrebbe spontaneo obiettare che, in qualsiasi Comune, dovrebbe essere proprio il sindaco il primo rappresentante dello Stato; ma, a questo proposito, Gambino mette le mani avanti: “Quella linea è su un percorso di pertinenza della Città di Torino. Per qualche tempo, su nostra richiesta, è stata presidiata dalla polizia municipale e le cose sono andate migliorando. Per poi ritornare al punto di partenza non appena l’attenzione dei vigili è calata. E allora, visto che non possiamo pretendere di militarizzare un’intera tratta dell’autobus, l’unica soluzione che ci resta a disposizione è quella di separare i rom dal resto della cittadinanza”.
Non è d’accordo l’Aizo, l’Associazione italiana zingari oggi, che dal 1971 rappresenta le istanze di Rom e Sinti in Piemonte e nel resto del paese; e che, in un comunicato appena diffuso, parla di “una divisione netta che ricorda le politiche oppressive e razziste che si studiano nei libri di storia al liceo”. “Sappiamo che i ragazzi di quel campo hanno avuto dei comportamenti gravi, – spiega la presidente Carla Osella -, ma il compito del sindaco è proprio quello di far rispettare la legge: li facciano scendere dall’autobus, chiamino la polizia, come succederebbe con chiunque altro. Una decisione del genere, invece, equivale a girarsi dall’altra parte; e non farà altro che accrescere una tensione che, in quel Comune, visti i recenti avvenimenti, è evidente”.
Il riferimento è a un episodio avvenuto a settembre, durante la festa patronale del paese, quando il padre di un bambino di 3 anni simulò un tentativo di rapimento ai danni di suo figlio. In realtà, l’uomo aveva smarrito il bimbo per appena qualche minuto; e, nel timore che i servizi sociali potessero portarglielo via, aveva cercato di scaricare la responsabilità su un cittadino rom, riconosciuto su una foto segnaletica, che in quel momento si trovava invece in carcere.
L’uomo è ora indagato per procurato allarme e simulazione di reato; ma, anche a proposito dei suoi cittadini, Gambino non accetta che si parli di razzismo: “E’ vero – ammette – una tensione c’è, ma abbiamo dimostrato di saperci convivere. Per questo, a tempo debito, ho ringraziato la cittadinanza per la calma dimostrata in quell’occasione. Ma su uno spazio angusto, come può esserlo un autobus, le cose sono ben diverse”. Per il momento, comunque, nessuna risposta è arrivata dall’azienda trasporti. E anche se Gambino sembra irremovibile, l’Aizo sta cercando di raggiungerlo per concordare una diversa soluzione. “Vogliamo chiedergli, almeno, di incontrare le famiglie quei ragazzi” conclude Osella. “L’unica soluzione efficace, è la costruzione di un ponte di mediazione tra loro e l’amministrazione comunale. I rom devono imparare a convivere pacificamente con la società maggioritaria e gli italiani non devono aver timore di avvicinarsi a loro” .
Fonte: Redattore sociale
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Commenti:
Si può iniziare con il sospendere i “privilegi” a questo gruppo ROM che vive in modo parassitario ai danni dei cittadini Italiani. Basta corrente elettrica, basta acqua, controlli ASL sull’ambiente che occupano, la polizia che accerta l’identità degli accampati, ecc,ecc. Forse potrebbero rendersi conto che non possono fare quello che vogliono.
Se non si finirà con questo “falso buonismo” il ns Paese se la vedrà molto male . Chiunque vuole delinquere sa che può farlo a cominciare dai ns politici e via via immigrati, clandestini, zingari etc. tutto a scapito della brava gente! Temo che si finirà per farci giustizia da soli purtroppo!
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