CenerentolaBambine che cercano il principe azzurro. Bambini che giocano con camion e soldatini. Sono solo alcuni degli stereotipi di cui è invasa la cultura dominante. Forme cristallizzate di pensiero che le associazioni “Dalla parte dei minori”, “Seconda stella” e “Demetra – donne in aiuto” metteranno in discussione insieme a famiglie, operatori della scuola, esperti e cittadini da giovedì 20 a sabato 22 novembre all’Almagià di Ravenna (via dell’Almagià, 1) durante il convegno “RiGenerAzioni”. Un’occasione per guardare oltre il proprio naso e i propri pregiudizi, come racconta il presidente di “Dalla parte dei minori” Daniele Stumpo.
Presidente, perché una tre giorni dedicata allo smantellamento degli stereotipi?
“In occasione dei 25 anni dalla dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, nota come Convenzione di New York, l’idea è quella di riportare l’attenzione sull’interesse del minore, interrogandoci insieme alla comunità e al territorio sui concetti di vecchio, giovane, bambino, femminile, maschile. Parole che spesso nascondono pre-concetti che vorremmo ibridare”.
Oltre alla parte convegnistica, ci sarà modo per le associazioni e le cooperative che si occupano di famiglia, infanzia e adolescenza, di presentarsi alla città. Per i ragazzi, invece, sarà un’occasione per andare in scena, prendendo la parola e esibendosi in alcune performance. Chi è, in fin dei conti, che deve liberarsi dagli stereotipi?
“Tutti. Ecco perché abbiamo voluto che ‘RiGenerAzioni’ fosse una bella opportunità per l’intera cittadinanza di ripensarsi, mettersi in discussione, riflettere sul proprio linguaggio”.
Un linguaggio che, a volte, può concretamente nuocere a chi ne è vittima?
“Purtroppo sì, come dimostrano alcune decisioni giuridiche che, proprio perché prese sulla base di stereotipi, sono ingiuste o inadeguate proprio per chi le deve subire. Ecco perché nella giornata di sabato daremo spazio alla riflessione su questo tema. Abbiamo invitato proprio per questo Paola Di Nicola, una giudice che ha denunciato la mancanza di giudizi adeguati sulle competenze delle donne, nel suo campo. Un esempio di come gli stereotipi possano essere nocivi”.
E sui bambini che hanno a che fare con adulti immobili e fissi, in generale, quali sono gli esiti peggiori?
“Per un bambino significa non avere la possibilità di essere ascoltato, esplorato, capito, seguito e accompagnato. Il bambino è costretto a cambiare di continuo, proprio per il processo evolutivo in cui è immerso. Avere davanti un grande che, invece, resta cristallizzato dov’è, non può che fargli male”.

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