“Hai visto quella bambina con lo zaino delle Ninja?”. Ma i libri ci salvano

copertina spiderman bassa“Mamma, hai visto che quella bambina ha lo zaino delle tartarughe Ninja?”.
“Hai preso a tua figlia lo zaino delle Ninja? Anche la mia lo voleva. Ma noi non gliel’abbiamo comprato”.

La pargola fa finta di non sentire questi commenti davanti alla scuola. Si pavoneggia con il suo trolley “da maschio” (citando il sentir comune), fiera come non mai. Dentro di sé, però, presumo resti acceso un barlume di sofferenza. Che si spegne appena, forse, quando i maschi la circondano, le chiedono di giocare e restano piacevolmente esterrefatti nel notare che le piacciono gli stessi giocattoli che amano loro: Spiderman, per dirne uno.

A proposito di Spiderman, ce ne fossero di libri come quello di Giorgia Vezzoli. La sua protagonista, Cloe, pare l’alter ego della pargola. Che è rimasta esaltata dalla lettura di “Mi piace Spiderman…e allora?” (Settenove). Perché un conto è sentirselo dire dalla mamma, che non esistono “cose da femmina” e “cose da maschio”. Un conto è vederlo scritto, illustrato, toccarlo, sentirselo leggere. Un conto è, appunto, riconoscersi in un personaggio che è lì, davanti a te, anche se solo disegnato su una pagina.

La battaglia di Giorgia, quella contro gli stereotipi marmorizzati che creano danni nelle teste dei bambini (e degli adulti), è tutta riassunta in quel libretto prezioso, che forse pochi incroceranno tra gli scaffali delle librerie. Sotto forma di storia, fa più di miliardi di spiegazioni. Perché hai voglia a combatterli, sti benedetti luoghi comuni, quando:

– a scuola le femmine hanno il grembiule bianco infiocchettato di vari colori e i maschi il grembiule a quadretti bianchi e blu;
– nella maggior parte dei negozi di giocattoli c’è il reparto delle femmine e il reparto dei maschi;
– quando ti chiedono come devono impacchettare il regalo che hai appena acquistato, la domanda ricorrente è: è per un maschio o per una femmina?
– in classe la disposizione tra i banchi e in mensa è: un maschio-una femmina-un maschio-una femmina;
-quando nasce un maschio scatta il fiocco azzurro, per la femmina sono fiumi di rosa.

A volte, davvero, basta un libro.

Per leggere l’intervista a Giorgia Vezzoli, clicca qui

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Commenti:

  1. Non ho letto il libro, per questo domando: e’ rivolto agli adulti, per aprire loro gli occhi sull’assurdità’ e la dannosità’ degli stereotipi, o ai bambini? E, se rivolto ai bambini, chiedo ancora: e’ rivolto ai bambini che conoscono e vivono già’ lo stereotipo?

    Domando perche’ personalmente sto crescendo le mie 2 bambine di 5 anni fuori da questi stereotipi (ci sto riuscendo a gran fatica, lottando contro tutti e solo perché’ non vivo in Italia!) e fino ad ora loro non hanno idea nemmeno che esista la possibilità’ che una cosa sia “da maschio” o “da femmina”. naturalmente non sono ancora andate a scuola e gli asili che ho scelto per loro sono stati Montessori o Steiner e gli amici di cui ci circondiamo condividono il nostro stesso “stile”. Per questa ragione, non potrei leggere loro un libro in cui si “critica” uno stereotipo di cui loro non sono a conoscenza….
    Ho già’ scritto un commento ad un altro post, chiedendo se vi fosse della letteratura che possa condividere con i miei amici italiani e con la mia famiglia. E’ così’ triste vedere nipotine e figlie di amici imprigionate tra mezzi busti da truccare, lego rosa e vestitini da principesse…. E evitare invece, senza nemmeno rivolgervi il minimo sguardo, videogiochi (quelli veri, fatti bene! Non le assurde app per tablet!), libri di avventura, corse nella natura in pantaloncini corti, macchine telecomandate…
    Ma quando provo a parlarne, amici e parenti mi guardano come se fossi una povera matta, esaltata. Che avrò’ mai contro il colore rosa? Che problema c’e’ a vestirsi da Cenerentola o a vedere Mulan?? Aiutatemi a spiegare le mie ragioni! :)
    Grazie, e scusate il lungo post….

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