Sono le donne, in genere, a chiedere sostegno e aiuto quando sono in gravidanza: quanti dubbi, quante ansie, quante domande. Ma Sara Pellegrini, psicoterapeuta familiare, cerca sempre di coinvolgere anche i papà, convinta del fatto che la trasformazione fisica e psicologica vissuta dalla donna durante la gestazione riguardi di fatto anche gli uomini.
Il coinvolgimento precoce della figura maschile, nello specifico, può avere effetti positivi a lungo termini: “Veniamo da una cultura sociale nella quale i padri erano relegati a un ruolo ludico e normativo. Tornavano a casa la sera e si limitavano a giocare con i bambini o a impartire delle regole. Come dice il neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta Maurizio Andolfi, invece, oggi il ruolo del padre è più nutritivo“.
Ma sono da convincere, gli uomini, del fatto che sono importanti fin da quando il bimbo è nella pancia? “Non credo – spiega Sara Pellegrini -. Oggi vedo sempre più spesso uomini pronti al cambiamento, consapevoli del fatto che la cultura è cambiata, vogliosi di mettersi in gioco. Chiaro che, quando si diventa genitori, tutti iniziamo a rivederci come figli, ripensiamo a quali genitori abbiamo avuto a nostra volta. Sugli uomini, quindi, influisce di certo il ricordo dei loro padri. Il ripensare é accompagnato anche dalla riproposizione di vecchi conflitti e mancanze. Ma il coinvolgimento che gli uomini oggi richiedono e si aspettano è di certo maggiore”.
Nel concreto, per la psicologa il padre può partecipare alla gravidanza condividendo con la compagna o la moglie i pensieri sul “bambino immaginato”, ma anche le paure e gli interrogativi sul proprio ruolo genitoriale: “L’esperienza della condivisione di aspettative e timori genera una buona comunicazione emotiva e intima nella gravidanza”.
Capita, infatti, che l’uomo percepisca come un tradimento da parte del pancione: “Per evitare mariti arrabbiati e stizziti nei primi mesi di vita del bambino, quando la donna è quasi sempre assorbita in pieno dal neonato, per scongiurare che si sviluppino stati d’animo negativi, nei quali l’uomo si sente deprivato dell’amore, è utile fare sentire i papà partecipi da subito”.
Perché anche gli uomini – seppur a livello inconscio – soffrono quando arriva un bambino: “A volte non dicono le cose come stanno, non raccontano se sono felici, soddisfatti. E come le madri, a volte, pensano di essere delle cattive madri, anche i padri possono sentirsi cattivi padri. E la depressione post-parto può riguardare anche loro”.
Sara Pellegrini, nelle famiglie odierne, non vede più le classiche distinzioni di una volta: “Oggi i ruoli vanno inventati. Le divisioni nette non esistono più. Senza arrivare a fare sì che l’uomo faccia il mammo o cose simili, bisogna trovare nuove forme di compensazione”.
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