Lui vegano, lei no. E col figlio patatrac: “Gli opposti non si attraggono”

Spassoso, esilarante. A tratti anche tragico. Perché quando lui e lei hanno visioni del mondo opposte, fonderle e tirarne fuori una sintesi non è facile. E se poi arriva un bambino, patatrac. Si ride molto – ma ci si interroga altrettanto – a leggere “Straziami ma di tofu saziami” (Rizzoli), il libro che la giornalista di Gioia Paola Maraone (una delle prime mamme blogger, qui il suo Erounabravamammaprimadiaverefigli)
ha scritto insieme all’amica ed ex compagna di liceo Paola La Rosa, alla cui vita è ispirata la storia. Ed è alla prima che abbiamo chiesto di parlarci di Alice e Francesco: lui vegano estremista, lei onnivora.
Alice e Francesco s’innamorano, si sposano, fanno un figlio. Un percorso durante il quale lei vira verso le abitudini di lui, facendosi convincere a seguire un regime alimentare “cruelty free”. Salvo, poi, pentirsene. In amore è davvero necessario che uno dei due ceda? O si possono raggiungere dei più sani compromessi?
“Personalmente trovo sia tipico del femminile forgiarsi, plasmarsi sull’altro e sui suoi desideri. Diventare quel che l’altro desidera: arrivando a essere, come succede ad Alice, ‘più fanatiche del maestro’. Non credo che questo atteggiamento faccia bene all’amore e alla relazione: meglio sarebbe compiere assieme un pezzo di strada, per trovare il modo di far sì che le scelte siano davvero di coppia, e non del singolo. In generale ogni rapporto squilibrato, in cui uno dei due detta legge e l’altro forza la sua natura per andargli costantemente incontro, è destinato a non essere un rapporto felice”.
Lui che arriva tardi al primo appuntamento per salvare un piccione, lei che mangia salame di nascosto. Due mondi apparentemente inconciliabili. Alice, prima di imbarcarsi nella storia con Francesco, pensa che sarebbe meglio fidanzarsi con un direttore di Mac Donald’s. Alla fine, gli opposti si attraggono davvero?
“C’è però il caso fortunato in cui entrambi accettano di scendere a compromessi. Della serie: io faccio del mio meglio per dimostrarti il mio impegno in quella che comunque credo sia una giusta causa – un esempio è l’alimentazione cruelty free, e una vita a basso impatto ambientale – ma tu non mi mettere in croce se ogni tanto sgarro; se mangio una fetta di salame non costringermi a farlo di nascosto”.
“Quante cose si buttano giù per amore”, dice a un tratto Alice. Non solo seitan e tofu ma anche divergenze e incomprensioni. E Alice mangia già anche un’esistenza di privazioni: via il tostapane, via i detersivi, via il caffè. Ogni rinuncia cimenta la storia o la sgretola poco a poco?
Straziami ma di tofu saziami“Spesso quando ragioniamo su questi temi ci capita di sbagliare mira. Siamo talmente concentrati sul centro del bersaglio da giudicare privo di valore ogni altro colpo messo a segno, solo perché magari è spostato di pochi centimetri più in là. Se ciascuno di noi fa il suo pezzetto di strada, se fa insomma quel che può, dovremmo dargli valore per questo; non dovremmo al contrario, come succede, aspettarlo al varco per massacrarlo al primo errore. Nel caso di Alice, meglio provare a essere vegan, visto che la scelta l’affascina, senza sentirsi in colpa se ogni tanto non ci riesce e mangia sushi, oppure è meglio non provarci affatto? Francesco dovrebbe elogiarla per i suoi tentativi o sgridarla quando ‘trasgredisce’? Sono domande che ciascuno di noi può provare a porsi”.
In che modo la scelta di un figlio può complicare un rapporto già traballante?
“Se le scelte di rinuncia progressiva avvengono in un clima di caccia alle streghe, in cui ogni passo falso è visto dal ‘Supereroe Vegano’ come una minaccia, questo mette in pericolo la storia, anziché rafforzarla. È poi chiaro che più la relazione va avanti, più si prendono assieme decisioni importanti – mettere su casa, pensare a un figlio – più le cose si complicano”.
Nel libro c’è un episodio limite nel quale la stabilità della coppia viene messa a dura prova: fino a che punto l’amore può conciliarsi con l’annullamento delle proprie idee e, in fin dei conti, di se stessi?
“Credo che se la diversità è vissuta come un’opportunità di confronto e non di scontro, allora può anche funzionare. Però non penso che sia mai vero che gli opposti si attraggono. Forse solo all’inizio, per un breve istante. Ma poi bisogna essere affini per attraversare la vita in leggerezza, e col sorriso sulle labbra”.

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g