Regina: “Se riprendo a bere mi tolgono la bambina. Ma io ce la farò”

Regina, 21 anni, mamma da sei mesi: "L'amore che ho provato da subito per lei è qualcosa di smisurato"
Regina, 21 anni, mamma da sei mesi: “L’amore che ho provato da subito per lei è qualcosa di smisurato”

“Qui i miei mostri li guardo allo specchio. Sono lì, davanti a me. E non li posso più coprire con l’alcol”. Regina ha 21 anni, è nata in Albania. Da piccola ha vissuto a Ravenna, poi a Faenza e infine a Reggio Emilia. Dal primo aprile abita a Luna Stellata, la comunità di Piacenza che ospita mamme tossicodipendenti. Mentre racconta di sé appoggiata alla testata del letto, Martina, la sua bimba di sei mesi, è di là insieme alle altre ragazze ospiti: “Lei sorride sempre, l’amore che ho provato appena me l’hanno messa in braccio è stato enorme, infinito. Qualcosa che non sapevo confinare, che trasbordava dal mio petto. Un sentimento nuovo, mai provato, che non mi ha fatto percepire neanche per un istante Martina come un peso, come una fatica. Eppure chissà quante ne hanno pensate di me, quando ero incinta”.

Perché la storia di Regina è di quelle estreme, ai margini. A quattordici anni inizia a bere superalcolici, a trangugiare bottiglie di sambuca rubate nei supermercati per soffocare la solitudine e il senso di abbandono: “Vivevo in una comunità minorile, la mia famiglia aveva problemi e non era in grado di occuparsi di me”. Qualche volta una canna, anche la cocaina se capitava. Ma il vero problema resta l’alcol. Quando Regina trova un fidanzato e va a conviverci spera di essere alla svolta. Ma non è così: “Mi segregava in casa, era gelosissimo. Avevo diciassette anni e passavo le giornate a pulire, a cucinare. A volte lui mi metteva le mani addosso. Per reagire bevevo, lo facevo di nascosto, era la mia forma di ribellione. Fino a che sono rimasta incinta e ho scelto di interrompere la gravidanza: che futuro avrei mai avuto con uno così?”.

Per un periodo Regina torna da sua madre e dai due fratelli più piccoli. Ma il vizio di bere pesa: “Non mi sapevo limitare. Bevevo troppo e diventavo aggressiva, dicevo cose brutte, mi incattivivo”. Così Regina se ne va anche da lì, scende a vivere per strada, mangia nei buffet dei bar, si fa la doccia da un amico quando capita. A dicembre 2013 entra in una discoteca e incontra un ragazzo: “Lui mi ha accettata così com’ero, con tutti i miei difetti e i miei problemi. Ha preso una casa in affitto e mi ha detto che lì saremmo stati felici, saremmo stati una famiglia”.

Non passa molto che il test di gravidanza è positivo. Ma lui, il futuro padre di Martina, mette Regina alle strette: o smetti di bere o abortisci. Lei accetta di abbandonare l’alcol e durante i nove mesi – racconta – ci casca solo qualche volta. Ma la situazione precipita dopo il parto: “Io dovevo dedicarmi alla bambina, lui forse si sentiva trascurato. Un giorno mi ha detto che non riusciva più a darmi il massimo come prima, che quello che non era in grado di mettere nella nostra storia lo avrei dovuto mettere io. Ma non avevo forza, non avevo motivazione. Il poco che riuscivo a offrire era dedicato a Martina. E così lui, piano piano, si è allontanato”.

Quando la bimba ha due mesi e mezzo il latte comincia a scarseggiare ed è il patatrac: “Nella mia testa, era come se non allattandola più al seno non fossi più a rischio di farle del male. E così ho ripreso a bere. E più bevevo, più mi sentivo fallita come madre e come compagna”. Regina se le ricorda bene le due date in cui ha davvero esagerato, causando “casini”. La vigilia di Natale approfitta del fatto che la bimba è col papà e alza il gomito. Il giorno di San Valentino lui resta a letto tutto il giorno e lei, quel senso di solitudine, non lo regge: lascia la figlia alla suocera e beve, di nuovo, troppo.

Martina al risveglio dal sonnellino della mattina, nella stanza che divide con la mamma a Luna Stellata
Martina al risveglio dal sonnellino della mattina, nella stanza che divide con la mamma a Luna Stellata

“Una figlia non ti cambia – racconta -. Al massimo ti può fare stare peggio, perché sai che non sei in grado di gestire te stesso né, a maggior ragione, quell’esserino che dipende da te”. Una consapevolezza che porta la 21enne a scegliere la strada della comunità: “Ho chiesto io di venire qui perché mi sono detta che se non sono capace di fare la mamma, allora è meglio che Martina non stia con me”. Ora Regina proverà a dimostrarlo, anche se dentro è triste per l’epilogo della sua situazione familiare, arrivato pochi giorni prima del suo ingresso a Luna Stellata: “Il fine settimana prima di entrare mi sono vista con un’amica e ho bevuto quattro o cinque bicchieri di vino. Dopo poco mi sono trovata davanti mia suocera e sentendomi inquisita, ho reagito male, minacciandola di non farle più vedere Martina. Poi è arrivato il mio compagno, che aveva saputo che avevo bevuto: mi ha tirato un pugno e mi ha rotto la mandibola. Io sono svenuta, mi hanno portata in ospedale. Lui, nel frattempo, è stato arrestato e messo ai domiciliari. Non l’ho più sentito”.

Da qualche giorno, però, Regina ha in mano il decreto dove è scritto che la bambina deve vedere il papà in forma protetta: “Io di lui sono innamorata, dico sempre che in parte mi ha salvata nonostante i suoi problemi passati, come la tossicodipendenza dalla quale era uscito da qualche anno. Faremo un percorso parallelo insieme, con un esperto estero, per provare a ricucire. Qui sono concentrata a 36o gradi su me stessa, sto facendo un lavoro enorme. Ma sogno il giorno in cui noi tre staremo tutta la domenica pomeriggio sul divano a farci le coccole e a guardare la tv. Solo allora sarò completa. La famiglia è la cosa che più mi attrae e allo stesso tempo che più mi spaventa. Ma l’alcol mi ha rovinata, non ne sento più la mancanza. Nel decreto c’è scritto che mi tolgono la bambina se riprendo a bere. Io dimostrerò che ce la posso fare”.

Del nostro viaggio a Luna Stellata potete leggere anche la storia di Francesca, fumatrice di eroina. Domani, venerdì e sabato troverete sul nostro sito le altre puntate.

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