“Di diete ne puoi fare quante ne vuoi. La muta, invece, la fai una volta sola nella vita”. Francesca Sanzo non rinnegherà di certo il nome del suo blog: Panzallaria. Ora che la pancia non c’è più e che la bilancia segna 42 chili in meno rispetto all’estate di due anni fa, il nocciolo della sua anima non è cambiato. Tutto il resto, invece, è diverso: “L’amor proprio, la consapevolezza di me, la sicurezza, la sensazione di sentirmi centrata nel mio corpo”. Quello che la digital coach racconta nel libro “102 chili sull’anima. La storia di una donna e della sua muta per uscire dall’obesità” (Giraldi editore) non è solo un percorso di dimagrimento fatto di strati di grasso che evaporano e dell’ago della bilancia che segna un peso sempre inferiore. La strada verso i 59 chili e mezzo (il suo peso attuale, visto anche il chilo perso dopo la presentazione ufficiale del libro la scorsa settimana a Bologna) è un cambiamento interiore, dove a ogni passo ti conosci meglio, svisceri i tuoi vuoti, comprendi davvero dove ti sei inceppata e perché hai mangiato a dismisura per paura.
Francesca, come ci si sente senza quaranta chili addosso, quella valigia enorme e ingombrante che – racconti – hai caricato forse inconsapevolmente durante gli anni?
“Ci vuole un bel po’ per abituarsi: cambia l’ingombro che hai nello spazio, come ti vedi allo specchio, come ti percepisci quando ti siedi sull’autobus e scopri che il tuo sedere non trasborda. Un giorno stavo parlando con un amico quando ho sentito qualcosa di duro all’altezza dei fianchi: da ipocondriaca quale sono, ho subito pensato a chissà cosa. Invece erano le ossa delle anche”.
Quando si guarda alle persone sovrappeso, forse non ci si chiede che cosa le abbia portate a quel punto. Secondo te è sempre necessaria la “muta”, ovvero la trasformazione interiore di sé, per buttare giù così tanti chili?
“Credo che per cambiare davvero e non tornare più indietro, la muta sia l’unica strada. Tante volte, prima di due anni fa, mi ero imbarcata in diete che duravano poco e non davano risultati. Solo quando, in concomitanza con l’acquisto di un camper, mi sono resa conto che non sarei entrata nel vano del letto matrimoniale, è scattata nella mia testa una molla. Da quel momento è stato tutto in discesa, nel senso che non ho mai avuto un ripensamento. Chiaro, ci sono stati momenti di forte tentazione a sgombrare il frigorifero e fare scorpacciate di cibo. Ma la mia convinzione non ha mai vacillato”.
Adesso che hai raggiunto un risultato straordinario e inaspettato, non c’è il timore di tornare indietro?
“Un pizzico di paura c’è sempre. In fondo, dentro di me, vivrà sempre una piccola obesa. Ma mi faccio forza del fatto che ho riflettuto a lungo sui motivi che mi avevano spinta a lasciarmi andare, a non curarmi del mio corpo, a mangiare per sfogo: questa consapevolezza, e il cambiamento che ne è seguito, sono così forti che non credo ci sarà mai modo di fare dietrofront. Al tempo stesso ho acquisito un’educazione alimentare e un rapporto con il cibo ottimi. E corro tanto, uno sport di cui ho scoperto i benefici tardi. Sono cose che restano per sempre”.
Silvia, la tua bambina di quasi nove anni, un giorno ti ha detto che eri la mamma più grassa tra quelle dei suoi compagni di classe: una constatazione oggettiva e lucida ma anche dolorosa. Come ha vissuto la tua metamorfosi?
“A Silvia ho raccontato le cose mano a mano che succedevano, spiegandole che lo stavo facendo per ragioni di salute, non estetiche. Sulle bambine della sua età influiscono già pesantemente i modelli televisivi e pubblicitari della donna magrissima e perfetta. Volevo che il mio percorso fosse educativo anche per lei. Quando ho iniziato a dimagrire in maniera visibile ho notato quanto fosse felice. Fino al giorno in cui mi ha detto che era contenta perché riusciva finalmente ad abbracciarmi tutta”.
E tuo marito, come l’ha presa?
“All’inizio era destabilizzato, oggi è molto orgoglioso. Esteticamente non c’è dubbio che io sia molto più desiderabile rispetto a prima e questo non può che fargli piacere”.
E tu, che immagini hai di te quando vai davanti allo specchio?
“Mi piaccio molto, mi piaccio per quella che sono. Essendo dimagrita così tanto non mi mancano di certo le smagliature. E pur avendo un corpo tonico, visto il molto sport che pratico, ho la cellulite. Ma vado benissimo così, con i miei difetti”.
Il tuo peso di prima è stato, anche se non in maniera diretta, un motivo che ti ha fatto rinunciare al secondo figlio. Un grande rimpianto, come racconti nel libro. Con il senno di poi, avresti potuto intraprenderla prima, la muta?
“Me lo sono chiesta molte volte ma credo che le cose arrivino quando devono arrivare. Due anni fa, quando tutto è iniziato, era probabilmente il momento giusto, adatto. Il rimpianto per non essere diventata mamma un’altra volta mi ha attanagliata per diverso tempo ma oggi sono serena e credo di averlo elaborato”.
Francesca Sanzo presenterà “102 chili sull’anima” sabato 11 luglio alle 18 durante la Fiera del Libro di Cervia (piazzetta Pisacane). Con lei, la scrittrice Francesca Mazzuccato.
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