La prima versione l’ha pubblicata nel 2012 in cartaceo. Ma poi Marcella Ortali, pedagogista di Forlì, ha deciso di aggiornare il libro “Il bambino nel suo primo anno di vita” con le domande che i genitori spesso rivolgono a lei e alle ostetriche durante i corsi di accompagnamento alla nascita. Domande dense di apprensioni e dubbi alle quali lei, specializzata in psicomotricità, cerca di rispondere con consigli e suggerimenti pratici, tenendo alla larga le “teorie” a favore di una visione che vede ogni bambino come un essere a sé, diverso dagli altri.
Un esempio? “Vedo mamme e papà preoccupati del fatto che il figlio, a nove mesi, non gattona. Io spiego sempre che non bisogna allarmarsi perché le motricità dei più piccoli sono di due tipi. Quella di posizione che riguarda quei bimbi interessati più alla posizione seduta, a guardarsi intorno, maneggiare oggetti, mettere le manine in bocca e fare relazione con gli altri attraverso gli sguardi. Poi c’è la motricità di spostamento dei bambini che preferiscono rotolarsi, gattonare, muoversi”. Il bambino, questo il messaggio, impara a fare prima quello che ama di più. E quella “passione” rimane più a lungo nel tempo. Anche se poi, con il passare dei mesi, sia il bimbo seduto che quello che adora il movimento arriveranno allo stesso livello.
Ciò non toglie che il bambino possa essere stimolato a fare anche le cose che non sceglie di suo. Ecco, allora, che nel libro Marcella Ortali suggerisce giochi e esercizi per stimolare i piccoli a una ginnastica dolce che li attivi anche sul fronte al quale non paiono così interessati: “Per il bimbo che non ama stare a pancia sotto, per esempio, è utile mettersi con lui a pancia in giù, allo stesso livello, guardandolo e cantando, magari anche battendo le mani o tenendo un oggetto. Piano piano l’adulto si alza e il bambino, per seguirlo, sarà costretto a sostenersi sulle manine e ad alzare la testa. Con gradualità, insomma, si aumentano i tempi di resistenza“.
Un gioco da fare senza angosce: “Oggi mamme e papà sono piuttosto apprensivi. Io porto sempre l’esempio dele cadute: i bambini cadendo imparano perché fanno esperienza di che cosa significa la ricerca dell’equilibrio e del proprio baricentro. Lasciarli cadere è importante. Ma quando lo spiego ai genitori durante i corsi pre-parto, so che poi dovrò ripeterlo”.
L’e-book di Marcella Ortali (che si può acquistare su Amazon), ha senso anche in questa direzione: “Avviare un dialogo a doppio senso con le famiglie, stimolare un’interazione, portarli a scrivermi e contattarmi per sottopormi dubbi e perplessità, per chiedere suggerimenti. Oggi ogni mamma ha un tablet o uno smartphone, non è difficile innescare questo meccanismo. Almeno, spero che succeda”.
Qui il sito di Marcella Ortali
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta