Piccole imprese, grandi speranze: il riscatto dei ragazzi senza famiglia passa da un gelato

foto.agevolando
I ragazzi e le ragazze di Agevolando

Un carrello, un chiosco, una piccola gelateria. Possono già iniziare a sognare le tre ragazze che in primavera, in zona stadio a Bologna, intraprenderanno l’avventura di “È buono!”, il progetto che l’associazione Agevolando propone a un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 17 e i 29 anni che vengono da esperienze in case famiglia, comunità, affido familiare. Saranno tre giovani italiane a gestire per prime il negozio che sorgerà sull’onda del primo esempio in materia, quello che nascerà in novembre a Genova per idea della Consulta diocesana.

Per far partire il progetto, che darà la possibilità di acquisire le competenze necessarie per produrre e vendere il gelato, servono 200mila euro. Uno dei modi per contribuire è attraverso il sito “La buona vernice”: c’è tempo fino alle 12 di domani per votare “È buono!”, che nel caso dovesse finire tra i dieci progetti più votati, riceverà una donazione tra i mille e i 15mila euro (per votarlo cliccare qui).

Federico Zullo, presidente di Agevolando, sa che la gelateria bolognese sarà per chi ci lavorerà, regolarmente stipendiato, solo un punto di partenza: “Un modo per imparare un mestiere, mettersi alla prova, darsi un obiettivo: quando se la sentiranno, infatti, i ragazzi e le ragazze potranno intraprendere esperienze in proprio finanziate con il ricavato della vendita del gelato”. La “bottega” di Bologna, insomma, fungerà da incubatore di piccole imprese e grandi speranze.

Il valore etico che c’è dietro è il motivo per cui Agevolando sta cercando sostegni, sponsorizzazioni e partnership economiche accompagnate però da un investimento sociale. Per rendersene conto, basta per tutte la storia di Jennifer, una delle ragazze che avvierà la gelateria. La sua storia inizia così: “Mi chiamo Jennifer, ho quasi 25 anni, sono di Villaputzu (CA) ma abito da dieci anni a Bologna. Mi ci sono trasferita perché i miei genitori non erano in grado di crescere adeguatamente me e i miei fratelli. Sono andata in affido a una parente: avevo 15 anni, ero arrabbiata, avevo bisogno di rielaborare un passato pesante e di curare cicatrici profonde. Così dopo qualche mese con i servizi sociali ho deciso di entrare in una comunità per minorenni in cui sono stata ospite per cinque bellissimi anni”.

Oggi Jennifer si è presa le sue rivincite: “Ora sono una ragioniera programmatrice e lavoro come impiegata negli acquisti in un’azienda, ho una casa che condivido con un’amica. Ma avrei il desiderio di poter mettere in piedi qualcosa per coloro che non hanno avuto la mia forza e la mia fortuna. Questo progetto di apertura di una gelateria a Bologna vedrebbe il mio sogno realizzarsi: poter aiutare davvero chi si ritrova in situazioni di disagio dopo tanta strada percorsa per uscire dalle tenebre del passato”.

E anche Federico Zullo, che diventerà papà per la prima volta a giorni, al futuro dei più giovani tiene parecchio.

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