fascia bebèIl nido che assomiglia a casa, le modalità di cura messe in atto dalle educatrici che si rifanno a quelle proprie della mamme. Silvia Stignani, che gestisce il nido familiare di Lugo “Scarabocchiando a casa di Silvia”, ieri si è confrontata con la consulente del portare Tullia Della Moglie (da noi intervistata qui), sulla possibilità che fasce e marsupi trovino spazio anche al nido.

E la risposta è positiva: “Talvolta portare il proprio bimbo al nido – spiega l’educatrice – non è una scelta vera e propria ma un’imposizione dettata da necessità lavorative. Dal momento che un famiglia compie questa scelta, in un contesto privilegiato come il piccolo gruppo educativo (che accoglie al massimo sette bambini), si cerca di riproporre, per quanto possibile, modalità per stare coi bambini quanto più simili a quelle a cui sono abituati a casa. È chiaro che non sono le stesse ma anche piccoli accorgimenti rendono più semplice l’ambientamento in un posto nuovo come il nido. Il rapporto che si crea tra mamma e bambino nel primo anno di vita è fondamentale quindi ogni mamma deve sentirsi libera di viverlo nella maniera che le riesce più naturale, sta a chi accoglie i bambini al di fuori della famiglia creare un luogo accogliente”.

I portabebè, dunque, possono convivere con il nido: “La fascia consente di continuare quel contatto fisico che in genere caratterizza la relazione madre-figlio ed è un ottimo strumento perché, soprattutto dove ci sono tanti bambini, permette di avere la braccia libere e oltre ai benefici del contatto consente di poter continuare ad interagire con gli altri bambini del gruppo”. Bando, dunque, a eventuali pregiudizi: “Ogni mamma vive la relazione a suo modo, tante possono essere le variabili, probabilmente cambia anche da un figlio al successivo quindi non credo sia giusto avere pregiudizi in questo senso”.

L’esperienza di Silvia, finora, è a segno più: “Alcuni dei bimbi che frequentano il mio nido hanno utilizzato la fascia, soprattutto come strumento di una relazione. Per i neonati credo però che contribuisca a creare quel legame di attaccamento necessario per la relazione madre- figlio”.