vacciniLo Stato, sulle vaccinazioni, ha fallito. Le coperture non sono quelle che ci si aspettava di raggiungere. E serve subito un dietrofront. Fausto Francia, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna, è netto. E se l’ultima spiaggia è introdurre l’obbligo vaccinale per andare al nido o a scuola o multare i pediatri che consigliano ai genitori di evitare i vaccini, ben venga.
Dottore, domani la Conferenza Stato-Regioni discuterà il piano nazionale vaccini. Crede sia davvero plausibile l’introduzione dell’obbligo vaccinale per chi frequenta le comunità scolastiche?
“Faccio sempre l’esempio degli Stati Uniti, dove non puoi andare a scuola se non sei vaccinato. Anche in Italia potrebbe succedere, certo. Il caso della bambina morta di pertosse a Bologna e la campagna dei comitati anti-vaccinisti che diffondono affermazioni senza la riprova dei dati hanno reso necessaria la reazione dello Stato. Una reazione giusta, secondo me”.
Dopo che in diverse Regioni era stata raggiuntala la libertà vaccinale, il fatto di tornare indietro non è di fatto una resa da parte dei piani alti della sanità e della politica?
“In parte lo è. Le campagne per le vaccinazioni non hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissate e bisogna fare un passo indietro. Io, però, ribalterei la questione: non parlerei di diritto di vaccinare o non vaccinare i propri figli ma di dovere. Un dovere verso la comunità intera, in particolare verso i bambini molto piccoli e i soggetti che non possono vaccinarsi”.
Lei ha dichiarato nei giorni scorsi che le mamme, sul web, contano ormai di più delle Asl. Com’è successo?
“Penso che il fatto di scaricare sui genitori la responsabilità delle vaccinazioni abbia creato un caos. Mamme e papà si informano su Internet, dove leggono tutto e il contrario di tutto. Dove scrivono e pontificano su un argomento davvero delicato e di cui spesso non s’intendono. Penso sia arrivato il momento, per lo Stato, di sostituirsi a loro”.
In questi giorni il tema dei danni da vaccino è come passato in sordina. Perché?
“Noi ragioniamo sui grandi numeri. Porto sempre l’esempio del morbillo. Una persona su un milione, a causa del vaccino, si becca un’encefalite. Ma l’encefalite si può prendere anche contraendo il morbillo: succede una volta su mille. Il confronto dei numeri non regge”.
Crede che le vaccinazioni raccomandate possano diventare obbligatorie?
“No, io penso che la priorità, in questo momento, sia fare in modo che quelle obbligatorie vengano fatte. Sulle altre dev’esserci una raccomandazione forte, sostenuta da adeguate campagne. Non sei vaccinato contro il morbillo? Bene, allora la scuola ha problemi ad ammetterti. Serve subito un’inversione di tendenza”.
I pediatri, in tutto questo, che ruolo giocano?
“Sono stato in questi giorni a Milano al congresso della Società italiana di igiene, dove è emersa la proposta di sanzionare i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta che disincentivano le vaccinazioni. Se lavori per il sistema sanitario nazionale, non puoi dire ai tuoi pazienti di non vaccinarsi, altrimenti vai a lavorare nel privato”.