
Se avesse ascoltato i pareri di chi bistratta la facoltà di Lettere, probabilmente adesso sarebbe un laureato in Economia frustrato e magari senza lavoro. Invece, i suoi sogni, ha deciso di coccolarli bene. Tenendo sempre i piedi saldi a terra. E contando sul sostegno morale dei suoi genitori che, però, più di una cena o una stanza d’albergo, poco altro gli hanno passato. Francesco Giubilei, cesenate, classe 1992, a sedici anni era già un editore. Il più giovane d’Italia. Questa sera alle 21, nel Salone Estense della Rocca di Lugo, sarà il protagonista del Caffè Letterario di Lugo per presentare il suo saggio “Leo Longanesi. Il borghese conservatore” edito da Odoya. Nella sua Romagna, insomma, tornerà in veste di autore. La sua attività principale, però, è quella di direttore editoriale di Historica Edizioni e di Giubilei Regnani Editore, la prima nata nel 2008, la seconda nel 2013. Ha anche fondato la rivista Scrivendo Volo e il sito Cultora. Un curriculum alto e velocissimo rispetto a quello che, in genere, hanno i ragazzi a quell’età.
Francesco, in piena adolescenza hai avviato la tua carriera di editore. Professori, compagni e famiglia come ti hanno fatto sentire?
“Non mi sono mai sentito un diverso. Anche adesso, pur lavorando giorno e notte e non avendo mai un fine settimana libero, riesco a fare una vita normale: ho una ragazza, gioco a calcetto, vedo gli amici. Tutta questione di metodo: magari esco una sera di meno ma non rinuncio ad avere un po’ di tempo per lo svago. Per arrivare fin qui, fondamentale è stata la spinta dei miei genitori e di alcuni professori, soprattutto quelli delle materie umanistiche, che mi hanno fatto credere all’importanza di seguire le mie passioni”.
Un salto nel buio?
“I miei genitori sono due medici. Molte persone, per questo, pensano che io sia un raccomandato o che mi sia potuto permettere di scegliere la mia strada con leggerezza perché ho le spalle coperte. In realtà non è così. Ho avuto la fortuna di incontrare il mio socio, Giorgio Regnani, al momento giusto. Ma poi devi trovare il modo affinché la tua azienda non rispecchi solo la tua indole ma sia anche sostenibile economicamente. Non puoi certo lanciarti a stampare 10mila copie di un titolo solo perché ti va. Ci sono anche tanti sacrifici alle spalle: le basi che ho gettato fin da ragazzino tornano utili adesso. Dietro molte storie di successo, anche se io non mi considero certo arrivato, c’è spesso molta fatica, perché le cose difficilmente arrivano dall’alto. Il punto è che questo aspetto non viene quasi mai raccontato”.
In Italia si dipingono spesso i giovani come eterni sfaticati, bamboccioni che non escono di casa prima dei trent’anni. Tu che esperienza hai fatto?
“Io ho fatto la prima elementare un anno prima quindi a 18 anni ho dato la maturità allo scientifico e sono andato a vivere a Roma. Oggi condivido un appartamento con il mio braccio destro. Andare a vivere a Roma e laurearmi lì è servito non solo per imparare ad arrangiarmi e fare da me ma anche ad aprire la testa. Cosa che forse, restando a Cesena, non avrei avuto modo di fare”.
Si parla spesso a tinte fosche del tuo settore: italiani che non leggono, librerie che chiudono, case editrici che falliscono. A un giovane consiglieresti comunque di tentare strade all’apparenza impervie?
“Sì, nella maniera più assoluta. L’importante è stare ancorati alla realtà, puntare dritto all’obiettivo senza, però, fare il passo più lungo della gamba. Provarci va bene ma bisogna usare molta intelligenza. Oggi, considerando le due case editrici che dirigo, pubblichiamo una quarantina di nuovi titoli all’anno. Il catalogo vede 180 pubblicazioni. A breve apriremo a Roma la nostra prima libreria. Segno che è valsa la pena provarci”.
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