“Dagli l’acqua con il limone”. “Prova con la camomilla”. “Tu dormi, penso io a cambiargli il pannolino”. L’interferenza delle suocere, ma anche delle mamme, nella vita di chi ha appena partorito, non è un luogo comune. Ne è convinta l’ostetrica libera professionista Ivana Catapano, che qualche tempo fa a Bologna ha accompagnato l’avvocato e mediatrice familiare Michela Foti durante la presentazione del libro scritto con Annalisa Amadesi “Finché suocera non vi separi” (Giraldi editore).
Ivana, non è un capriccio delle neo-mamme il fatto di considerare le neo-nonne delle figure a volte un po’ troppo invadenti?
“Non lo è affatto. Molto dipende, però, dalla capacità delle neo-mamme di tenere le distanze, ribadire i ruoli, tenere sufficientemente a bada gli ormoni da essere capaci di rivendicare il proprio diritto a occuparsi del bambino mettendo in pratica i consigli appresi durante i corsi di accompagnamento alla nascita. Evitando, quindi, di fare affidamento su falsi miti e vecchie abitudini che hanno dimostrato tutta la loro inefficacia”.
Quali, in particolare?
“La generazione precedente ha vissuto sulla propria pelle il mito del latte artificiale. All’allattamento al seno, quindi, capita che dia davvero poca importanza. C’è ancora, poi, l’idea che tenere il bimbo in braccio non faccia che viziarlo e fargli prendere brutte abitudini. Senza contare l’eccessivo valore che viene dato agli orari delle poppate: come se il neonato, fin dai primi giorni, dovesse far proprie, in modo rigido, le abitudini della famiglia”.
Quando andrebbero decisi i confini tra chi fa cosa?
“Durante la gravidanza. Io e le colleghe con cui ho fondato ‘Studio ostetriche Bologna’ siamo solite, a fine gestazione, coinvolgere nei colloqui anche futuri nonni, papà e le altre figure che ruoteranno intorno alla vita delle mamme. Secondo noi è importante comunicare che la donna, appena tornata a casa, avrà bisogno d’aiuto per cucinare, fare la spesa, occuparsi delle faccende domestiche. Ma del bimbo è giusto che sia la mamma a prendersene cura”.
C’è una sorta di prevaricazione che fa sentire le nonne come mamme di nuovo?
“Spesso succede. Si attivano logiche di sostituzione che non fanno rima con sostegno. Le nonne non devono prendere il posto delle mamme, le devono fare sentire aiutate e basta. Né, tantomeno, sono depositarie di ogni legge della puericultura: vedo nonne che pigiano in bocca ai bebé dei ciucci enormi, per nulla attente al fatto che il ciuccio, nel primo mese di vita, ostacola la suzione e quindi l’allattamento. Sono incursioni controproducenti”.
In che modo consigliate alle mamme di segnare i confini?
“Le mamme non sopportano che qualcuno suoni il campanello quando magari il bambino dorme e anche loro stanno approfittando per risposare. Né tantomeno che una suocera irrompa in casa perché il figlio ha lasciato loro le chiavi di casa. Le mamme vogliono chiedere aiuto se e quando ne hanno bisogno. Altrimenti, tutto è concesso. Bisogna infrangere l’immaginario delle nonne che pensano di poter gestire il bebè a 360 gradi. Le nonne vanno gratificate ma tenute nello spazio e nella posizione in cui devono rimanere per poter essere considerate d’aiuto. Capita che si offendano. L’importante è far percepire loro che sono utili”.
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