Spot ingannevoli: sanzionati i giganti delle patatine fritte

Patatine fritteUn’azienda aveva arruolato nientepopodimenoche lo chef stellato Carlo Cracco; un’altra, giocando sui doppi sensi, il porno attore Rocco Siffredi. Il tutto per dire che la patata, quella fritta, oltre a fare chic, evidentemente, ha delle proprietà nutrizionali e salutistiche che uno non direbbe mai. E difatti sarebbe meglio non dire mai, dato che le pubblicità dei quattro colossi delle patatine, San Carlo, Amica Chips, Pata e Ica Food, sono state giudicate ingannevoli dal Tar del Lazio il quale ha confermato le multe per più di un milione di euro inflitte dall’Antitrust a inizio 2015.

Precisamente San Carlo dovrà pagare 350mila euro, Amica Chips, 300mila euro, Pata 250mila euro e Ica Foods 150mila euro. Bazzecole rispetto ai mostruosi ricavi di queste aziende che, con una pratica commerciale scorretta, hanno fornito informazioni fuorvianti, con lo scopo di invogliare i consumatori all’acquisto di un prodotto propagandato come ‘sano’. O, comunque, meno dannoso per la salute rispetto a quello che normalmente si crede. Così, ad esempio, si è insistito nella “artigianalità” del prodotto nonostante la natura industriale, aspetto che è stato censurato dalle autorità. In buona fede non pochi genitori, prendendo il sacchetto di patatine dallo scaffale del supermercato devono aver pensato che, insomma, c’è di peggio per i figli. Verissimo (in fondo la teoria della relatività compie cento anni in questi giorni e continua ad offrire un comodo appiglio logico ed ideologico), ma chissà quanto sono stati condizionati dagli spot ingannevoli.

Per il Tar “la modalità di rappresentazione dell’informazione commerciale è idonea a trasmettere a prima vista un messaggio nutrizionale diverso rispetto a quello proprio del messaggio promozionale considerato nel suo complesso“. La pronuncia dei magistrati amministrativi arriva a poche ore di distanza dalla notizia dell’indagine della procura di Torino sui grandi oleifici italiani accusati di frode: avrebbero venduto olio vergine di oliva al posto di quello extravergine. Da sottolineare infine che la vicenda rappresenta un successo ‘popolare’, arrivato ‘dal basso’, dato che tutto era nato da diverse denunce di privati e dell’Unione nazionale consumatori. I Signori della patata stavolta hanno fatto cilecca.

 

 

 

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