L’arbitro donna: “I genitori? I peggiori tifosi per i propri figli”

bambini che giocano a calcio
Panizza: “Le partite dove ci si diverte sono un’eccezione”

Ventun’anni con il fischietto in mano sui campi, un passato da calciatrice, ora anche il ruolo istituzionale di presidente della sezione ravennate dell’Aia (Associazione italiana arbitri). Barbara Panizza, 39 anni, dall’alto del suo curriculum non ha dubbi: “I genitori sono i peggior tifosi per i propri figli”. Non lo dice solo in merito alle ultime vicende che, anche in Romagna, hanno inquinato il divertimento della partite tra giovanissimi. Lo afferma in generale, guardando al clima che ormai tutte le settimane caratterizza il tifo anche quando, in campo, ci sono solo dei bambini. Un fenomeno ben raccontato dal giornalista Fabio Benaglia e che Panizza vede come un problema culturale: “Tutto parte da alcune idee di fondo sbagliate: che i figli siano promesse del calcio a tutti i costi, che su di loro sia giusto riversare le proprie ambizioni giovanili mai realizzate, che ci si possa sempre e comunque sostituire ad arbitri e allenatori. Una mancanza di rispetto che nuoce, soprattutto, all’educazione dei più piccoli, che dovrebbero essere lì solo per divertirsi e crescere”.

Barbara Panizza, presidente della sezione ravennate dell'Aia
Barbara Panizza, presidente della sezione ravennate dell’Aia

All’arbitro, il fenomeno, mette parecchia tristezza, anche nei confronti delle società, che spesso vanno avanti grazie ai volontari: “Società che ce la mettono tutta per non dare una linea di comportamento ai ragazzi e che vedono poi il proprio lavoro buttato al vento a causa dei comportamenti dei genitori”. L’etica, del resto, dovrebbe fare parte del calcio in modo netto: “Io faccio l’arbitro, alla nostra categoria si richiede da parte dei calciatori educazione e rispetto: di darci del lei, di non reagire di fronte a un rimprovero o a un cartellino. Ma se da parte delle famiglie i ragazzi ricevono un cattivo esempio, come possiamo pretendere che scendano in campo con l’atteggiamento giusto? Siamo noi i primi a dover rispettare un codice etico. Cosa che dovrebbe valere per tutti”.

A Panizza è capitato, dopo una partita , di trovare un cordone di tifosi, genitori comprese, che le facevano cerchio fino all’auto: “Ci si abitua, per carità. Ma a vedere le partite ci sono tanti bambini. Come glielo spieghiamo? Devo purtroppo constatare che le gare in cui i ragazzini si divertono e basta, e i genitori pure, sono diventate un’eccezione”.

Insomma, il pessimismo è tanto: “Le modalità di tifo, anche nei campi minori, sono diventate ridicole. Alle riunioni con le società lo dico sempre: il cambiamento deve partite dai genitori“.

 

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