Uno scandalo sconquassa l’immagine della bibita gassata più bevuta (e criticata) del mondo: la Coca-Cola. L’accusa è pesantissima: avere finanziato un ente per combattere l’obesità al fine di convincere l’opinione pubblica che il sovrappeso non è dovuto all’eccessivo apporto calorico dell’alimentazione (e specialmente all’abuso di zuccheri) ma, piuttosto, alla sedentarietà. La multinazionale americana avrebbe fatto, come amano dire al di là dell’Oceano, un’azione di lobby per niente corretta e contro tutti i principali studi sulla dietologia al fine di incrementare un mercato che negli ultimi lustri si è ridotto proprio a causa dell’allarme lanciato sugli effetti sulla salute del consumo di bevande come la Coca Cola.
A finire nell’occhio del ciclone è stato il Global energy balance network, rete di esperti in salute e alimentazione capeggiata da tre professoroni: Steven Blair (università del South Carolina), James Hill (università del Colorado) e Gregory Hand (università del West Virginia). Questa entità che doveva far sapere a tutto il mondo cosa mangiare e bere per rimanere in salute e campare più a lungo non si è dimostrata per niente indipendente. Anzi, numerose inchieste giornalistiche, condotte soprattutto dal New York Times, hanno dimostrato che le tre università hanno ricevuto cospicui finanziamenti da parte della Coca-Cola che era arrivata a registrare e ad amministrare, seppur indirettamente, lo stesso sito internet del Global energy balance network. Una ricerca un po’ interessata, dunque. Sono emerse anche mail compromettenti che l’azienda nata ad Atlanta nel 1892 non ha potuto negare: milioni di dollari sono passati, in una maniera o nell’altra, dalle casse della Coca-Cola al Global energy balance network. In questa fuga dallo ‘sponsor’ anche l’accademia americana di pediatria, che in passato aveva accettato il generoso ‘aiutino’, ha preso le distanze dall’azienda troncando ogni rapporto a fine settembre.
Rhona Applebaum, direttore della divisione scientifica della Coca-Cola, è stata costretta alle dimissioni, travolta dallo scandalo. Come non di rado avviene in questi casi, si sacrifica una persona, agli occhi dell’opinione pubblica si individua il responsabile con la speranza che la tempesta passi. Invece non è bastata neanche questa misura e il Global energy balance network nei giorni scorsi è stato costretto a chiudere. Nella rete si era aperta una falla che non si poteva più riparare. Non era più credibile. Curioso il fatto che nella motivazione si parli di “limitate risorse”. In ogni caso è game over.
Così, da lunedì scorso sul sito del Global energy balance network è comparso il seguente messaggio: “Con effetto immediato Global energy balance network ha cessato le sue attività a causa delle limitate risorse. Apprezziamo l’impegno circa il bilancio energetico che è stato dimostrato con l’adesione sin dalla nostra nascita e incoraggiamo gli associati a continuare per perseguire l’obiettivo di unire e coinvolgere gli scienziati dei vari settori e di altri esperti di tutto il mondo per far progredire la scienza del bilancio energetico e raggiungere una vita più sana”. Una figuraccia mondiale. E chissà se basterà la prossima pubblicità ‘carina’ per fare dimenticare tutto.
Per approfondire: qui e qui due articoli con video dei media statunitensi.
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