Due notizie in una. La prima è che Lisa, la bambina protagonista del libro “Il cubo di marzapane” (Edizioni Kappa) che la sua mamma, Christina Caflisch, ha scritto per raccontare – di certo controcorrente – come sua figlia sia uscita dall’autismo, sta per diventare mamma. Mamma adottiva di un bimbo indiano di sette anni che arriverà in Italia proprio oggi. La seconda è che la storia del legame tra Christina e Lisa (entrambi nomi di fantasia) ha conquistato la compagnia EidosDanza, che l’ha inserita nello spettacolo teatrale “Di madre in figlia”: un lavoro che arriverà mercoledì 27 aprile al teatro Ariosto di Reggio Emilia, con una replica al mattino destinata agli studenti delle scuole superiori e dell’università. La pièce racconta quattro storie straordinarie – lungo settant’anni – sul senso di continuità della vita attraverso il legame tra madre e figlia, unendo la danza contemporanea a video-testimonianze. Oltre a Christina, gli altri personaggi affrontati sono Helga Schneider, Alda Merini e Adriana Faranda (info qui).
Sono giorni di grande fibrillazione per Christina, che sta per diventare nonna per la quarta volta (ha già tre nipoti di 26,24 e 14 anni dai primi due figli) e che raggiungerà Reggio Emilia con un’amica per godersi lo spettacolo rispetto al quale, all’inizio della sua genesi, era perplessa: “Quando sono stata contattata da Andrea Broglia che mi ha spiegato l’idea di fondo del progetto, ho subito detto no. Non mi sono mai raccontata pubblicamente, non ho mai mostrato la mia faccia. E nel libro tutti i personaggi reali sono protetti da nomi inventati. L’idea che la compagnia venisse a casa mia a fare riprese, quindi, non mi convinceva affatto. Poi, però, mi è stato proposto di fare l’intervista di spalle e allora, pensando che quella sarebbe stata un’altra occasione, dopo il libro, per dare qualche speranza ai genitori, d’accordo con mia figlia ho accettato”.
In fondo gli autori della pièce sono rimasti colpiti dalla storia di Christina proprio perché fa rima con rinascita e riscatto: “Lisa ha 47 anni, è sposata e finalmente mamma dopo nove anni di iter adottivo. Lavora come maestra alla scuola dell’infanzia, non ha nessun problema particolare a parte qualche fragilità emotiva che però hanno anche le persone che non sono state autistiche. Le etichette non ci sono mai piaciute, ecco perché ho scelto di dare la mia testimonianza senza mai espormi”. E a chi le contesta che dall’autismo non si guarisce, Christina non si oppone: “Io racconto la mia storia personale, non sono un medico. Il mio pensiero, però, è che con un metodo di lavoro giusto che si occupa di una riabilitazione neurologica e comportamentale, diversi bambini ne possono uscire. E che da una situazione grave si può passare ad una medio-grave e via di seguito. Fino, nei casi migliori, ad una acquisizione dell’autonomia“.
Molti anni fa, nonostante gli atteggiamenti “materni” della figlia, Christina non avrebbe mai pensato che Lisa un giorno sarebbe potuta diventare mamma. Eppure “il miracolo è successo”. Per la neo-nonna, “è il cerchio che si chiude, la dimostrazione che mia figlia è davvero come tutti gli altri”.
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