I figli di 13 e 16 anni del sindaco di Forlì Davide Drei sono stati beccati e multati dalla polizia municipale mentre imbrattavano un muro a pochi passi dal centro storico di Forlì. Lo scrive “Il Resto del Carlino”. Il maggiore dei due fratelli è stato anche segnalato alla procura.
Il sindaco, che aveva preferito evitare di dare pubblicità al fatto, era già intervenuto contro i “gesti di violenza artistiche che deturpano alla città” e si era pronunciato più volte a favore della ripulitura del centro storico.
Dopo che il caso è venuto alla luce, non sono mancati i commenti politici. Drei, dal canto suo, sul proprio profilo Facebook ha scritto: “Non è facile essere sindaco oggi ma non è facile neanche essere figlio di sindaco. Soprattutto se sei un adolescente. Bene che vadano le cose, non sei mai te stesso, ma sempre il figlio di quello, del primo cittadino. Se poi le cose vanno un po’ peggio, anche il figlio del sindaco è una valida occasione per lamentarsi un po’: sfoghiamoci un po’ con il figlio”.
Curiosamente si tratta del secondo caso ‘familiare’ in pochi mesi che coinvolge i vertici dell’amministrazione comunale di Forlì. A febbraio il vicesindaco Veronica Zanetti era stata sorpresa a parcheggiare la propria auto in un posto per i disabili (con tanto di foto). Anche allora ‘la causa’ erano i figli: si trattava nel parcheggio davanti alla scuola della figlia, l’istituto elementare Fabbri. La donna parlò di “episodio accidentale ed isolato” addusse come scusa i suoi impegni di madre lavoratrice ma anche allora non mancarono le polemiche.
Per finire, un episodio di qualche anno fa successo a Ravenna dove il figlio di un alto dirigente comunale comunale ingiuriò alcuni agenti della polizia municipale che lo avevano appena multato in motorino. Il ragazzo si scusò e fu perdonato, la vicenda si concluse con una multa senza ulteriori e più pesanti strascichi. Non pochi mugugnarono e sospettarono favoritismi ma, assieme al sindaco in prima persona a garantire la regolarità del procedimento, ci fu anche chi allargò le braccia e sorrise: “Che ci volete fare, son ragazzi!”. Come tutti gli altri. O no?
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