Alcuni sono convocati in quanto indagati, altri in quanto testimoni. Lunedì prossimo, in Procura a Bologna, diversi medici dell’ospedale Sant’Orsola dovranno dire la loro versione sul caso della morte del piccolo Gianmarco Zanelli, morto nel giugno 2014 subito dopo il parto. Lo scrive Il Corriere della Sera.
Mario Cavalli, che due anni fa era direttore generale, sarà sentito da indagato per non aver denunciato la morte del bambino dopo il parto. Il direttore dell’unità operativa di ostetricia e medicina dell’età prenatale Nicola Rizzo, invece, è stato chiamato come testimone e sarà sentito dagli avvocati di Barbara Piccolo e Stefano Zanelli, genitori del bimbo. Rizzo dovrà, in particolare, spiegare perché, nonostante Tullio Ghi, il medico accusato di omicidio colposo per la morte del bambino, avesse scritto in una relazione che era stata utilizzata per quattro volte la ventosa per estrarre il feto (le linee guide ministeriali impongono di fermarsi a due tentativi) lui, che gerarchicamente era sopra, non abbia accusato l’autorità giudiziaria o non sia stato informato degli eventi. L’indagine partì infatti solo dopo la denuncia dei genitori.
Barbara Piccolo aveva partorito al Sant’Orsola il 10 giugno 2014 in regime di libera professione, assistita dal dottor Tullio Ghi, dopo che le era stata somministrata ossitocina per l’induzione del parto. A causa delle complicazioni, il ginecologo aveva applicato la ventosa per permettere l’uscita del feto. Secondo i consulenti dell’accusa, si sarebbe dovuto procedere a un taglio cesareo visto che il battito cardiaco del bambino diminuiva.
Per la morte del piccolo, sono indagati, oltre al ginecologo e all’ostetrica Francesca Tartaglia per omicidio colposo, il direttore Cavalli, l’anatomopatologo Nunzio Salfi e il medico legale Elena Miani per non aver denunciato i fatti all’autorità giudiziaria.
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