Stop ai travestimenti all’asilo. “No al gender”

bambini scuola asiloFine del “Gioco del rispetto”. Negli asili non si farà più. La nuova amministrazione ha dato un taglio alle polemiche che circa un anno fa si scatenarono sull’iniziativa voluta dall’allora giunta di centrosinistra di Trieste: si trattava della distribuzione di un kit con proposte di gioco come scambiarsi i vestiti tra maschi e femmine prevedendo “la possibilità di trasformarsi in personaggi di fantasia”, “esplorare i corpi dei compagni” e “ascoltare il battito del cuore”. Un modo, si spiegava allora, per “far notare che quanto si prova è uguale per maschi e femmine”, un momento in cui “i bambini possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale confermando la diversità, nominando senza timore i genitali“. In particolare nel gioco “se fossi” i bimbi indossavano costumi “diversi dal genere di appartenenza giocando così abbigliati”: i maschietti possono vestirsi da principessa e le femminucce da cavaliere. Non solo: nel gioco si prevedono inversioni di ruoli come il padre che stira una camicia e la madre alle prese con una chiave inglese.

Il gioco era facoltativo: solo i figli dei genitori che aderivano potevano partecipare ma la diocesi di Trieste aveva bollato l’iniziativa come “il tentativo non tanto di insegnare il rispetto tra persone, ma d’indurre la nota ideologia del gender”. A nulla erano servite le puntualizzazioni degli esperti: “Non facciamo educazione sessuale, né invitiamo a toccarsi le parti intime“, avevano detto.

Adesso, a poche settimane dalla sua elezione, il nuovo sindaco di centrodestra Roberto Dipiazza ha depennato il Gioco del rispetto dai programmi formativi del Comune di Trieste. “I bimbi sono sacri, devono avere un’infanzia serena”, la sua motivazione. Lo aveva promesso in campagna elettorale e lo ha fatto. Immediatamente: uno dei primi atti della sua giunta. “Questo progetto sperimentale è costato oltre 8 mila euro e su un totale di 29 scuole appena cinque lo hanno attivato”, hanno fatto sapere gli assessori ai media locali. Fabiana Martini, ex vicesindaco, invece parla di “lavaggio del cervello” e ricorda che l’80% dei genitori interpellati si era detto favorevole al gioco in classe.

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