Mamma, pediatra e maratoneta: alle Olimpiadi è 25esima!

Catherine BertoneMamma, pediatra e ora anche olimpionica. Catherine Bertone ieri ha realizzato il sogno di ogni atleta amatoriale: correre la maratona ai Giochi. A Rio la dottoressa, dirigente medico all’ospedale Beauregard di Aosta, ha chiuso in venticinquesima posizione ma pareva la più felice e commossa di tutte.

All’arrivo, nonostante i 42 chilometri, il caldo e la fatica, faceva dei salti alti così. Ha pure accennato ad un balletto meritandosi il battimani ritmato del pubblico. Alla bella età di 44 anni è arrivata dove neanche qualche professionista riesce a partecipare. D’altronde alla vigilia lo aveva detto: “La mia medaglia sarà arrivare in fondo, il mio premio tornare a casa presto perché non pensavo che la famiglia e le ragazze mi sarebbero mancate così tanto”.

Con un lavoro sulle spalle che definire impegnativo è un eufemismo e una famiglia da accudire (marito e due figlie di 10 e 7 anni), la Bertone nei mesi scorsi ha fatto segnare il minimo olimpico nella specialità più dura e la Fidal, la Federazione italiana di atletica leggera, si è vista costretta a portarla in Brasile. Sì, quasi storcendo la bocca: qualcuno non voleva che una ‘dilettante’ si confondesse con gli atleti, in barba al vero spirito olimpico e al barone De Coubertin.

Alla fine ha vinto la logica, hanno trionfato i numeri e la Bertone, che lo scorso anno ha trionfato alla maratona di Ravenna, è legittimamente entrata fra le tre azzurre. Con serenità e tenacia: “La maratona, principalmente, è una sfida con se stessi – spiega -: devi fissarti un obiettivo e raggiungerlo. Serve alla vita, aiuta ad affrontare le cose in maniera metodica, ti dà costanza e determinazione“. Una corsa più che dignitosa la sua: 2 ore, 33 minuti e spiccioli in condizioni climatiche proibitive e una soddisfazione enorme da condividere con la famiglia e con tutti i piccoli pazienti che hanno fatto il tifo per la loro dottoressa davanti alla tv.  A loro spiega sempre che correre, come fa lei ogni mattina, uscendo all’alba, “non è fatica. La fatica vera è fare le mamme, la fatica è portare avanti la casa”.

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