Ragazzo omosessuale dedica un diario alla mamma: “Spogliati della paura del giudizio”

Chris Tamburini
Chris Tamburini

“Prego che tu possa spogliarti della paura del giudizio. E quando questo accadrà, anche tu proverai la stessa sensazione di leggerezza che provo io. È una sensazione bellissima, dovremmo condividerla insieme, mamma”. Scrive così, Chris Tamburini, nel libro “Bello come il Christallo che ha auto-pubblicato da qualche mese on-line, aprendo dopo poco una pagina Facebook tramite la quale vuole trasformare il testo pensato inizialmente per sua mamma in un modo per incoraggiare le persone omosessuali che non si accettano o non sono accettate, a viversi con serenità.

Chris ha vent’anni e vive con i genitori e la sorella minore a Godo, vicino a Ravenna. Quando riavvolge il filo della memoria, è certo di avere capito di essere gay alla scuola dell’infanzia: “Ricordo benissimo che mi piacevano i bambini. Solo alle elementari, quando ho sentito per la prima volta la parola ‘gay’, ho capito che quello che provavo aveva un nome, anche se – ho scoperto poco dopo – era associato a qualcosa di negativo, proibito”.

13729160_169232606827799_4409528614774020926_nOltre all’orientamento sessuale scoperto precocemente, Chris ha bene in mente tutte le volte in cui faceva collane con le perline, in cui giocava solo con le femmine, così come gli epiteti usati in modo dispregiativo, non necessariamente nei suoi confronti, dai compagni delle medie: “Frocio e finocchio mi arrivavano alle orecchie con tono accusatorio. E io, che sapevo di essere gay, mi sentivo morire dentro. Di parlarne con mia mamma, ho preso coraggio solo un anno e mezzo fa. Ero convinto che già lo sapesse, che avesse capito. Invece no: non solo non aveva intuito nulla, ma da quel momento si è chiusa a riccio. Mi ha raccontato di esserci rimasta molto male, di non aver dormito per parecchie notti”.

Ancora peggio, per Chris, è andata con il padre: “Gliene ho parlato qualche mese dopo averlo fatto con mia madre ma la sua reazione è stata molto negativa: mi ha detto che devo cambiare. Ho trovato una chiusura totale, diversamente da mia mamma che mi accetta perché non ha scelta, anche se questa parte di me la rende infelice”.

La sorella del 20enne, invece, è diventata “una fan”, così come il riscontro ottenuto grazie al web si è subito toccato con mano: “Il mio coming out letterario forse non è servito a mia mamma, che ha avuto da me il libro il giorno del mio compleanno, anche se solo dopo mesi mi ha confessato di averlo letto, pur avendolo fatto nell’immediato. Ma molte persone mi ringraziano perché ho raccontato un percorso di auto-accettazione che molte persone vivono con difficoltà, come è stato anche per me, a causa dei pregiudizi del mondo esterno e della famiglia. Io studio Scienze della comunicazione a Bologna ma vivo a casa con i miei genitori, con i quali sul tema della mia omosessualità il dialogo è del tutto chiuso. Gestisco questo lato in autonomia, purtroppo, non condividendo nulla. Ma tra gli amici e nel mondo universitario mi sento pienamente accettato. Ed è la mia vittoria più grande“.

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