Non solo quantità, anche qualità. Perché per contrastare la fame dei bambini indigenti, il primo pasto della giornata è più che importante. Questo lo scopo del progetto “Evviva la colazione!” avviato a livello nazionale dal Banco Alimentare insieme a Kellog Italia, che quest’anno ha scelto di non donare direttamente prodotti ma di dare un contributo economico per sensibilizzare le famiglie all’importanza di mangiare appena svegli. E non solo. Oggi alle 11, all’Antoniano di Bologna (via Guinizelli 3) è in programma un convegno per restituire il senso e i dati dell’esperimento. E ci sarà anche Gianluca Benini, direttore della Fondazione Banco Alimentare Emilia-Romagna.
Direttore, che cosa state facendo, nello specifico, per stare più attenti al tema della colazione?
“Abbiamo selezionato un campione di circa cento strutture, sulle 800 che serviamo sul territorio regionale, dove la presenza di famiglie, genitori e bambini è cospicua. Abbiamo distribuito le brochure di Kellog che spiegano il valore della prima colazione. In parallelo, stiamo cercando di quantificare quanti e quali, dei prodotti alimentari che ci arrivano quotidianamente, possono essere effettivamente usati per la colazione. La prima impressione è buona: grazie alla specificità delle aziende che sono in regione, ci arrivano parecchi yogurt, succhi e frutta fresca. Stiamo sviluppando un nuovo occhio rispetto al paniere: vogliamo che sia qualitativamente elevato, che sia bilanciato a livello nutrizionale. Raccogliere solo pane, riso e latte, per fare un esempio, fa massa. Ma non è sufficiente”.
Il contributo di Kellog, oltre a educare le famiglie, a che cosa è mirato?
“A fare in modo che i vari Banchi alimentari delle rete recuperino ancora di più e ancora meglio cibo adatto alla prima colazione dei bambini. E a permetterci di seguire con maggiore attenzione la fase della distribuzione. Troppi bambini vanno a scuola a stomaco vuoto”.
Come sta cambiando il vostro approccio?
“Stiamo contattando alcune aziende per una richiesta mirata alla colazione. Penso e Eurovo, che producendo uova e derivati potrebbe non sembrare, di primo acchito, l’azienda giusta. Invece, valutando meglio, le proteine dell’uovo sono più che adatte a riequilibrare il paniere di prodotti pensato per il primo pasto della giornata. Nell’ambito della lista fornitaci da Kellog, molti dei prodotti noi in effetti li ritiriamo. Ma a parte i quantitativi, ci interessa la varietà. In questo senso vanno le collaborazioni con altre aziende”.
Ci sono prodotti che non arrivano e che, invece, servono?
“Gli omogeneizzati non arrivano mai come eccedenze delle aziende. Li recuperiamo, però, attraverso le collette alimentari. In tutto, nel 2015, solo in Emilia-Romagna abbiamo raccolto 8.500 tonnellate di cibo. Numeri che ci soddisfano e che, però, vogliamo migliorare ancora come composizione”.
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