“Sono state pubblicate tante falsità sul suo conto, abbiamo letto troppi giudizi. Oltre al dolore per la morte di Alessandra c’è anche tanta rabbia”.
A parlare è Alessandra Piastra Calise, la mamma fondatrice del gruppo Mamme di Rimini che dalla notizia della morte di Alessandra Tosi, uccisa da un cancro a 33 anni e mamma di due bimbi di 9 e 7 anni, si è impegnata senza sosta per tutelare la riservatezza e la memoria di una donna “forte, che ha sorriso fino all’ultimo momento della sua vita. Che non voleva si sapesse della sua malattia. E così io adesso cerco di fare quello che lei avrebbe voluto: che almeno nel gruppo dove ci siamo conosciute non si parli di lei”. Mamme di Rimini è infatti un gruppo che su Facebook raccoglie 4.760 membri e dove alla notizia che Alessandra per curarsi avesse rifiutato la chemio come terapia si è aperto il dibattito. Stroncato sul nascere dall’amministratrice.
Alessandra, come vi eravate conosciute?
“Nel gruppo mamme di Rimini. Avevamo festeggiato il primo anniversario del gruppo proprio nel suo ristorante. Di lei ricordo soprattutto i sorrisi, oltre alla forza e alla determinazione di una donna che non voleva parlare della sua malattia”.
Sapevi che fosse malata?
“Me lo aveva detto un anno fa, scherzava sulla sua malattia. Ci eravamo incontrate a Gallipoli in vacanza. Avevamo scoperto in chat per caso che saremmo andate in vacanza insieme nello stesso posto. Un anno fa stava bene”.
Ti aveva parlato della cura del dottor Hamer?
“No. Mi aveva solo detto che aveva visto il padre soffrire a causa della chemio e nonostante questo morire. E che aveva scelto per curarsi la cura Di Bella, rifiutando la chemio. Per anni è stata bene, la situazione è precipitata a maggio scorso”.
Avevate parlato del suo peggioramento?
“No, l’ho scoperto solo quando ho saputo che stava molto male. Sapevo che a febbraio era caduta e da allora faceva dentro e fuori dall’ospedale. A causa della caduta aveva dei forti dolori. A maggio era stata ricoverata per un peggioramento del tumore. Era tornata a casa a giugno, poi dopo l’ultimo ricovero di luglio non è più uscita”.
Quando l’hai sentita l’ultima volta?
“Qualche giorno prima che morisse. Le avevo detto che volevo andarla a trovare ma lei mi ha risposto che era meglio che ci vedessimo fuori, quando sarebbe stata meglio”.
Parli di rabbia per quello che hai letto di lei, perché?
“Perché lei voleva il silenzio sulla sua malattia e invece ha suscitato clamore. Non si è mai curata con decotti di ortiche e ricotta, come è stato scritto e questo è assurdo. Era una donna forte, solare, intelligente. Aveva scelto di vivere la sua malattia con riservatezza e merita rispetto”.