“Se un genitore resta sempre attaccato al tablet, sarà per lui molto difficile educare i suoi figli a limitare l’utilizzo della tecnologia”. Lo psichiatra Paolo Crepet arriva a Ravenna e Faenza venerdì 21 ottobre (ore 17,45 sala “Ragazzini” di Largo Firenze a Ravenna, ospite della Capit e ore 20,30 Cinema Sarti di Faenza ospite di Confartigianto) per presentare il libro “Baciami senza rete” (Mondadori) nel primo caso e per affrontare con famiglie e insegnanti il tema “trappole del digitale” nel secondo. Occasioni in cui analizzerà l’impatto che cellulari e social hanno sulle relazioni umane, sull’amore, sulle nuove generazioni.
Crepet, un problema dei giovani?
“No, un problema di tutti noi. L’unica differenza è che i nativi digitali, se abusano dei nuovi strumenti, rischiano di vivere solo rapporti virtuali e non reali, di non notarne le diversità. E qui devono intervenire gli adulti, con soluzioni creative che devono avere l’obiettivo di evitare che le tecnologie sostituiscano la vita”.
Una responsabilità dei genitori?
“Anche, certo. Ma io penso soprattutto alla scuola. Non trovo nulla di male nel fatto che i professori rinuncino all’uso del digitale in classe. I loro alunni, con Internet e compagnia, avranno comunque a che fare nelle altre ore della giornata. Non accetto che mi si dica che il tempo di utilizzo non fa la differenza. La fa eccome. I grandi devono portare i ragazzi ad abbassare e limitare le ore in cui questi ultimi sono a contatto con la vita virtuale”.
Qual è il rischio?
“Di non essere più in grado di dialogare, parlare, esprimere opinioni, discutere. Cose considerate ormai da marziani ma che, invece, nella vita sono fondamentali. Ai genitori dico che, a trionfare, dev’essere il buon senso. Che parlare di come usiamo le tecnologie è importante per capirne le conseguenze: un adolescente deve sapere che se pubblica una foto su Facebook, quella resta. La cronaca degli ultimi mesi ci ha restituito tutta la gravità di quella che pensiamo sia la nostra nuova libertà: il fatto che una ragazza che si suicidi perché molte persone hanno visto i suoi video intimi on-line ci racconta che siamo di fronte alla lesione della libertà. Ecco, questa è un’emergenza: le tecnologie stanno entrando con prepotenza dentro le nostre decisioni personali e le nostre possibilità di scegliere”.
Lei, come psichiatra, è preoccupato?
“Sì, soprattutto nel medio periodo. Non faccio drammi, non demonizzo il lato buono di questi strumenti. Dico, però, che dal punto di vista cognitivo e comportamentale, l’idea che la vita passi solo dai social è pericolosa. Il fenomeno del ‘detox’, che vede anche alcuni locali proporre di lasciare perdere i cellulari, la dice lunga sul fatto che stiamo passando dall’altra parte”.
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