Federico (nome di fantasia) ha quattro anni e mezzo. Da un anno legge e scrive come un adulto. Le tabelline, per lui, sono una banalità. E nonostante gli scatoloni pieni di giochi, passa il tempo solo con numeri e lettere. Il problema è che alla scuola dell’infanzia comunale che frequenta a Cesena, non vuole più andare: si annoia, non gli vengono proposte attività adatte al suo livello e ha preso a somatizzare anche il “mal d’asilo”, come ha detto la pediatra ai genitori, ammalandosi pur di restare a casa con la mamma, che ha anche una bimba di tre mesi.
L’appello della donna, che chiameremo Sabrina, riguarda il fatto che il sistema – scolastico ed extrascolastico – non è pronto ad accogliere e stimolare adeguatamente i bisogni di un bambino come il suo: “Mio figlio non è un genio, non voglio che venga definito prodigio. Semplicemente, è più avanti rispetto alla sua età. Ma il mondo, fuori, lo considera un diverso e lo discrimina, facendolo sentire – paradossalmente – un ritardato. E quello che voglio a tutti i costi evitare è fargli credere di essere obbligato ad abbassarsi, snaturarsi e omologarsi per essere accettato”.
Che Federico avesse un’età cognitiva maggiore dei coetanei, Sabrina se ne è accorta intorno ai due anni e mezzo: “Un giorno la nonna ha tirato fuori, per farlo giocare, delle lettere magnetiche. Ricordo che si era fissato intorno alla sigla Ovs e continuava a ripeterla. Poi ha preso a chiedermi spesso che cosa c’era scritto nelle insegne dei negozi. Fino a che ha iniziato, in tutta autonomia, a mettere insieme le lettere. E adesso, anche se noi non lo abbiamo mai spinto in questa direzione, non sbaglia nulla: né i ‘ch’, né le doppie. E sta iniziando a leggere anche il corsivo”.
Sabrina, però, non ha mai voluto considerare suo figlio una potenza della natura: “Sotto altri profili, come quello motorio, è in linea con la sua età anagrafica, se non più indietro. Arrampicarsi? Non fa per lui. Andare sui roller come qualche suo compagno? Si ribalta senza dubbio. Evidentemente, ha sviluppato in maniera precoce altre competenze. Ma lo scontro con il mondo della scuola è un grande problema: le sue dade sono disponibili, vorrebbero poter fare qualcosa per lui. Ma hanno le mani legate: programmi da seguire rigidi per età, perché per il sistema italiano a tre anni devi sapere fare e imparare tot cose, a quattro altre. Lo spazio per le differenze individuali non c’è e non viene riconosciuto. Tutto è standardizzato”.
Sabrina e il marito hanno provato a confrontarsi con una psicologa sull’eventualità che Federico vada alle elementari un anno in anticipo, dunque a settembre prossimo: “Ma la dottoressa non è stata in grado di dirci se cominciare la prima a cinque anni potrà creargli scompensi. Il dubbio che resta è che non sia emotivamente maturo per reggere il passaggio alla scuola primaria così presto. Allo stesso tempo, però, non posso pensare che rimanga a casa tutto quest’anno e anche l’anno prossimo. Sarebbe come tagliargli le gambe”. Perché anche il sistema che con la scuola non ha nulla a che fare, è ben poco pronto secondo la mamma: “Ho provato a informarmi su alcuni corsi ma mi dicono che a quattro anni è troppo piccolo. Per fortuna, qualche giorno fa lo hanno accettato in una scuola di musica anche se sotto l’età indicata. Un ben sospiro di sollievo”.
In questo articolo ci sono 3 commenti
Commenti:
Cara Sabrina come ti capisco mio figlio ha delle potenzialità cognitive elevate ma a livello emozionale è un bimbo della sua età i psicologi lo chiamano (perché non sanno come inquadrarlo) disturbo non specificato di alterato sviluppo psicologico così ti chiedono di non stimolare il cognitivo (che poi nessuno fa) sicuramente sono bimbi un po’ soli perché i bimbi della loro era non sono stimolanti e non li capiscono a differenza tua mio figlio va in una scuola materna privata dove danno spazio a tutte le diversità dando la possibilità di esprimersi
é un bambino APC ad alto potenziale cognitivo o gifted… sentire università di Pavia ( Lab talento) per la certificazione!!
Si rivolga all’università di Pavia, labtalento@unipv.it perché alle elementari sarà peggio ha bisogno di aiuto sia lei che il bambino.
Commenta