Gay rights rainbow retro heart flagSismologi, ingegneri, politici, costruttori. No, il terremoto non è una questione tecnico-amministrativa ma divina e i responsabili sono i gay. E’ tutta colpa loro. La – ad esser gentili – strampalata tesi è stata sostenuta da Radio Maria a poche ore dal sisma che il 30 ottobre ha nuovamente colpito l’Italia centrale. Uno speaker dell’emittente cattolica ha detto: “Dal punto di vista teologico questi disastri sono la conseguenza del peccato originale, quindi si possono considerare come castigo divino, anche se la parola non piace”. Ha poi specificato di riferirsi alle “offese che si recano alla legge divina, alla dignità della famiglia, del matrimonio, delle unioni sessuali. Siamo davanti a un richiamo molto forte della Provvidenza alle coscienze”.

Parole che hanno sollevato un polverone e dalle quali Radio Maria ha preso le distanze: “Sono di un conduttore esterno, fatte a titolo personale, che non rispecchiano assolutamente il pensiero di Radio Maria a riguardo”, ha reso noto l’emittente che, giova ricordarlo, solo pochi mesi fa nella persona del suo direttore padre Livio Fanzaga augurò la morte alla senatrice Monica Cirinnà, relatrice del testo della legge sulle Unioni Civili, con queste parole: “Brinda a prosecco, eh eh, alla vittoria. Signora, arriverà anche il funerale”. 

Quanto al terremoto, già nel 2009 Fanzaga si era espresso su quello in Abruzzo attribuendolo alla volontà divina per mettere alla prova la popolazione farla partecipare alla sofferenza della settimana santa, quella prima di Pasqua. Per non parlare di quel viceministro israeliano che nelle scorse settimane ha analogamente definito il terremoto una punizione ultraterrena per l’Italia, responsabile di politiche contrarie a quelle di Israele mentre Antonio Socci, giornalista cattolico integralista, ha puntato il dito contro il papa perché in quei giorni “omaggiava Lutero” in Svezia e non era rimasto in Italia a pregare. C’è solo da augurarsi che Dio abbia una punizione adeguata anche per chi parla a sproposito.