Ambra, celiaca dopo una gastroenterite. La mamma: “Alla fine, una liberazione”

Pasta di mais senza glutine, celiachiaSecondo la relazione al Parlamento del Ministero della Salute, alla fine del 2013 i celiaci in Emilia-Romagna erano 13.053 (lo 0,29% della popolazione residente), di 4322 maschi e 8.731 femmine. Le diagnosi, sia per un aumento dell’incidenza del fenomeno che per una sempre maggiore capacità di pediatri e medici in generale di individuarlo, sono in aumento.

Ma a quali segnali deve stare attento un genitore? Pur nella diversità dei casi, la storia di Ambra, una bimba di sette anni di Porto Fuori – Ravenna – è emblematica. La mamma, Roberta Roberti, ricorda bene la pesantissima gastroenterite che sua figlia contrasse all’età di due anni, dopo la quale la sua vita non è più stata la stessa di prima: “Ambra non si riprendeva. Per oltre un mese non ha mai smesso di vomitare. Gli episodi erano per lo più notturni”. Nel frattempo, la curva della crescita aveva preso a scendere, novità nella storia clinica della bimba.

Nella sfortuna, la fortuna ha voluto che l’esame genetico sia risultato positivo, così come i valori degli anticorpi specifici (in particolare le transglutaminasi erano almeno dieci volte superiori rispetto alla norma). Informazioni che, messe insieme, hanno spianato la strada alla diagnosi, evitando alla piccola la biopsia, come hanno imposto le ultime linee guida europee del 2012.

“Per quanto i primi tempi siano stati molto difficili per i cambiamenti nella dieta di Ambra e tutte le precauzioni che bisogna prendere quando si cucina – riferisce la mamma – sapere che mia figlia è celiaca è stata come una liberazione. Stava male, rifiutava ormai il cibo per paura di vomitarlo. In lei il glutine, anche adesso, scatena un effetto immediato“.

Oggi la vita della famiglia di Ambra è sostanzialmente gestibile, se non fosse per le ancori enormi difficoltà di mangiare al ristorante: “C’è una rete di locali vagliati dall’Associazione italiana celiachia. Ma fuori da quella, molti posti si spacciano per gluten free quando, invece, non lo sono. Un esempio? Ordini una bistecca, pensando di non rischiare nulla. E invece te la servono con un contorno di pomodori gratinati preparati con il pangrattato con il glutine. Si è sempre più tranquilli restando a mangiare a casa. La Regione ci passa circa novanta euro al mese di buoni da spendere in prodotti sostitutivi”.

Roberta è anche la referente, per il territorio ravennate, del progetto dell’Aic “In fuga dal glutine” rivolto alle scuole primarie: “Negli istituti che ce lo richiedono, andiamo gratuitamente a incontrare gli insegnanti, ai quali consegniamo per ogni bambino un libro sulla diversità alimentare, più semplice per i piccoli e più articolato per i grandi. Il progetto, poi, dovrebbe proseguire in autonomia. Nove volte su dieci, però, ci chiedono di incontrare direttamente gli alunni, con i quali organizziamo giochi e quiz per sensibilizzali sul fatto che, anche a tavola, siamo tutti diversi: c’è chi è musulmano e non mangia la carne di maiale, chi è intollerante al lattosio, chi allergico alle uova“.

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