Asilo, bimbi maltrattati perché ‘viziati’ dai genitori

bambini scuola asiloIncastrate da audio e video che mostrano schiaffi, grida e punizioni draconiane come rimanere a lungo in piedi con la faccia rivolta verso il muro o il divieto di andare in bagno. Un ‘metodo educativo’ che doveva servire a correggere i capricci dei piccoli, primo fra tutti quello di non voler mangiare. La vicenda delle tre maestre di Pisa protagoniste di un clamoroso caso di maltrattamenti ai minori arriva a giudizio ed emergono particolari dolorosi. Soprattutto per i genitori dei piccoli che frequentavano l’asilo comunale dove nel gennaio 2016 emerse il caso ma anche per tutta l’opinione pubblica. Difficile infatti restare impassibili di fronte alle parole del consulente delle parti civili che, come riporta la stampa locale, parla di bambini “resi docili come cani“. Il consulente, una psichiatra, spiega: “Le tre maestre usano il riferimento alla solitudine dei bambini per accrescerne la debolezza e la docilità proprio come si fa con i cani Ne consegue per i bambini un profondo disorientamento con conseguente aumento dell’ansietà”.

In particolare dalla perizia emerge “una visione di educazione in cui a fronte di un genitore che ‘vizia’ o ‘coccola troppo’ il proprio bambino si oppone il loro modello ‘corretto’ e ‘correttivo’ contro quello dei genitori che indulgendo troppo con i loro figli sbagliano”. Se mamma e papà viziano, ci pensavano loro, le tre maestre sessantenni a rimettere a posto le cose. Intanto nei giorni scorsi una ha patteggiato 22 mesi con la condizionale mentre le altre due, una delle quali ancora in servizio, sono state rinviate a giudizio: a marzo si aprirà il processo ordinario.

A fine udienza una madre ha detto al quotidiano Il Tirreno di essere rimasta sconvolta, al pari di altri genitori, nel visionare le immagini e nell’ascoltare i file audio. Per non parlare del trauma dei figli: “Ci sono bimbi che ancora oggi al suono di una campana si terrorizzano perché ricorda loro l’ora del pranzo, quando venivano picchiati per niente”.

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