La dottoressa-eroe si chiama Maria Majori, da 15 anni è una pneumologa interventista dell’ospedale Maggiore di Parma e in 24 ore ha salvato la vita a tre bambini. E’ capitato quello che egli stesso ha definito un evento eccezionale: tre bambini sono stati operati di urgenza a causa di grave insufficienza respiratoria generata dall’inalazione di frammenti di cibo. Casi che, dicono le statistiche della struttura emiliana, si verificano ma con una frequenza decisamente minore: 90 casi negli ultimi trent’anni.
Invece nei giorni scorsi è accaduto l’imprevedibile. Eppure l’equipe della struttura di Pneumologia ed endoscopia toracica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma ha risposto con competenza e professionalità ed ha evitato tre tragedie. Ad essere coinvolti negli incidenti domestici sono stati, come spiega una nota del Maggiore, tre bimbi: uno di due anni di Salsomaggiore, uno di Parma di 10 mesi e un’altra bimba di due anni di Reggio Emilia.
Tutti e tre avevano ingerito piccoli pezzi di cibo (5-6 millimetri) e rischiavano di soffocare. L’intervento più delicato sul bimbo più piccolo che aveva inalato un seme di girasole due giorni prima. “Più delicato – spiega Majori – perché le vie aere di un paziente di 10 mesi sono estremamente ridotte e gli strumenti da usare sono di dimensione quasi minuscola, bisogna quindi intervenire con la massima precisione per recuperare i corpi estranei e non causare nessun trauma al paziente. E’ stato necessario portare il piccolo in sala operatoria, procedere all’anestesia, anch’essa molto delicata su paziente di questa età, e infine rimuovere il seme di girasole finito nel polmone”.
Il bambino di Salsomaggiore aveva, invece, inalato dei frammenti di arachidi circa venti giorni fa e col passare dei giorni i genitori hanno riscontrato un problema respiratorio via via sempre più evidente che alla fine li ha portati a recarsi in visita specialistica pediatrica al Maggiore. “Chiamati ad in intervenire – continua Majori- abbiamo provveduto immediatamente all’intervento”. Sintomi più improvvisi invece, per la seconda giovanissima paziente, in questo caso, la piccola di Reggio Emilia aveva ingoiato dei pezzi di carota cruda circa 6 ore prima manifestando fin da subito segni di grave difficoltà respiratoria.
I piccoli dunque sono stati sottoposti ad un intervento complesso denominato broncoscopia rigida. I medici hanno dovuto usare strumenti molto piccoli per estrarre i pezzi di cibo dalle vie aeree, ben consapevoli che anche un solo minimo errore avrebbe portato alla morte dei piccoli pazienti. Per fortuna alla fine è andato tutto bene e i bambini adesso sono in buone condizioni: uno è già tornato a casa e gli altri due saranno dimessi a breve. Assieme a Majori sono intervenuti in sala operatoria Emanuele Sani, Luca Cattani Solange Risolo, Daniele Barantani, Federico Martello e Davoud Ghasempour, medici della 1° Anestesia e Rianimazione, il personale infermieristico del Servizio di Endoscopia toracica e il personale di sala dell’Otorinolaringoiatria-Otoneurochirurgia. La struttura invece è diretta da Angelo Gianni Casalini.
Gli esperti dell’ospedale Maggiore ricordano che l’età maggiormente a rischio per inalazione di un corpo estraneo è fra il primo e il terzo anno di vita con un picco di incidenza nel secondo anno. Fattori predisponenti sono la dentizione ancora incompleta, la curiosità verso il mondo esterno che porta il bimbo a introdurre oggetti in bocca, la sua tendenza a compiere movimenti con cibo in bocca. L’oggetto inalato è molto spesso di natura alimentare. Alcuni cibi presentano la peculiarità che possono ulteriormente complicare la situazione. Sostanze quali arachidi, noci, semi oltre a costituire di per sé un ostacolo meccanico alla ventilazione, possono aumentare di volume a contatto con le secrezioni bronchiali e quindi far precipitare il quadro, o ancora possono rilasciare sostanze irritanti sulla mucosa bronchiale con conseguente reazione che ne renderà più difficile l’estrazione. In alcuni casi il corpo estraneo provoca la morte quasi immediata del paziente per soffocamento, in altri viene espulso naturalmente con il vomito. Nella situazione più frequente, dopo iniziali sintomi di soffocamento, il paziente può presentare una remissione completa del quadro oppure segni clinici persistenti, ed è la situazione che si verifica più frequentemente nel bambino, che determineranno un accesso più tempestivo all’osservazione medica.
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