sala operatoria corsia ospedaleQuello che più stupisce è che la vicenda non si accaduta nell’Africa subsahariana, in uno dei Paesi più poveri economicamente e culturalmente del mondo ma nella Grande Mela, la città ritenuta più ‘all’avanguardia’ del sistema solare. La ricca, colta ed intelligente New York. Si tratta di mutilazioni genitali e, una volta tanto, a finire sotto accusa non sono i musulmani, bensì gli ebrei. La causa tuttavia è sempre la medesima: motivi legati a tradizioni e superstizioni religiose.

La piccola vittima è un neonato che è stato oggetto di una pratica che fa rabbrividire: l’uomo che gli ha praticato la circoncisione gli ha pure succhiato il sangue dal pene. Vampirismo? Pedofilia? No, secondo gli ebrei ultraortodossi questa è un’antichissima usanza chiamata metzitzah b’peh: lo richiede la religione e quindi si fa, punto e basta. E guai a chi contesta.

Ai problemi etici e giuridici derivanti dalla mutilazione genitale e dal gesto di succhiare il pene al piccolo si è aggiunta una conseguenza sanitaria di non poco conto: l’uomo, detto mohel, ha trasmesso un herpes al bambino che è dovuto ricorrere alle cure dei medici ed è stato ricoverato per 14 giorni.

Secondo il ministero della Salute statunitense, 24 casi di herpes sono stati collegati alla circoncisione, a partire dal 2000. Due dei neonati sono morti e altri due hanno subito danni cerebrali. I leader della comunità ebraica ultraortodossa si sono opposti ad eventuali restrizioni al loro rito secolare dicendo che si tratterebbe di “una violazione della libertà religiosa“. Nel tentativo di limitare (ma non abolire) i rischi della procedura, l’amministrazione Bloomberg aveva richiesto ai genitori di firmare un modulo di consenso prima del rituale. Un palliativo che però è stato addirittura abolito dal nuovo sindaco de Blasio e che conferma quanto influente sia la comunità ebraica di New York ma soprattutto quanto le credenze religiose possano essere inumane e deleterie a tutte le latitudini e presso tutti i popoli, compresi quelli considerati più ‘civili’ di altri.

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