Cesarei, Ravenna maglia nera. Il medico: “Colleghi impauriti”

Sempre meno tagli cesarei in Emilia-Romagna. Il parto naturale, dal 2008 a questa parte, in tutta la regione è tornato a crescere, tanto che due anni fa la media dei cesarei si è attestata al 26,4% contro il 30,1% di sette anni prima.

Se si guarda da Piacenza a Rimini, però, le percentuali sono molto diverse a seconda dei territori. A spiccare in negativo è l’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna dove nel 2005 il 34,1% dei parti (1.468 in tutto) è avvenuto con taglio cesareo. Sopra Ravenna, a livello di numeri, ci sono solo l’ospedale di Castelnovo ne’ Monti in provincia di Reggio Emilia (37%) e il Sant’Orsola di Bologna (36,7%).

Sul cesareo, che continua a essere un tema molto dibattuto (mamme che non lo vogliono, da un lato, e casi di cronaca che lo fanno invocare a piena voce, dall’altro) non ha molti dubbi Enzo Esposito, primario di Ostetricia all’ospedale di Faenza, da dove dall’agosto del 2016, come da Lugo, i cesarei programmati e le gravidanze a rischio vengono mandati al punto nascita di Ravenna: “Al Santa Maria delle Croci il tasso di cesarei è già alto e la nuova organizzazione non farà altro che aumentarlo, a meno che non ci sia un rimaneggiamento di medici e ostetriche per ridurre i numeri”. Per il medico, comunque, non sono solo le cifre a parlare: “Tutto dipende dal fatto che un cesareo sia o meno una scelta ragionata. Un numero basso di cesarei non è qualcosa di positivo in sé per sé, bisogna vedere se le linee guida sono rispettate o meno. Idem, se l’aumento dei cesarei è ingiustificato, siamo di fronte senz’altro a un fatto negativo”. Dietro le percentuali, secondo Esposito ci sono due grandi cambiamenti da registrare: “Oggi siamo di fronte a un problema enorme: le donne chiedono più spesso, rispetto a trent’anni fa, il cesareo. Lo fanno, soprattutto, quando vedono che il travaglio si prolunga troppo. Sono guidate a volte da informazioni sbagliate, magari trovate su Internet. E se trovano professionisti che, per paura di finire a processo per non avere fatto un cesareo, le accontentano, la frittata è fatta”.

Discorso valido, secondo il medico, anche per il Vbac (Vaginal Birth After Cesarean), il parto naturale proposto alle donne che hanno subito un cesareo in precedenza: “Io lo faccio dal 1993 e nella maggior parte dei casi si tratta di bellissime esperienze per le mamme. Ma per alcuni medici resta ancora una pratica improponibile. Il punto è che se non ci si crede, se non lo si presenta alla donna come qualcosa di possibile e sicuro, le cose non cambieranno mai”.

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