Invece di dire no, dovreste proporre ai vostri figli di provare insieme. Uno spinello insieme, sì. Perché, cari genitori, non avete ancora capito che più lo vietate, più i vostri figli lo andranno a cercare. E lo troveranno, se davvero lo vogliono.
Chiamatelo purino, caramella, gangia: poco importa. Fatto sta che il simbolo della prima trasgressione adolescenziale vera e propria è, come dicevo, un simbolo: a molti miei coetanei, degli effetti dello spinello, non importa proprio nulla. Ma è un rito di passaggio: “Sono grande, faccio quel che mi pare”.
Allora, invece di mettere paletti e ostacoli, di creare il tabù ed essere omertosi sull’argomento, liberatevi e liberateli: assecondate questo benedetta canna e le toglierete, come per magia, l’incanto dell’infrangere e del disubbidire. Sarà anche un modo, per voi, per iniziare ad affrontare insieme ai vostri figli il tema delle droghe, che non sto certo sottovalutando.
Insomma, uno spinello non ha mai fatto male a nessuno, nemmeno venti spinelli in una vita: ci si sente euforici, un po’ allegri, tutto qua. L’importante è capire che , a essere pericoloso, è il passaggio successivo, quello degli stupefacenti veri e propri. E lì dovete entrare in campo voi. Perché un conto è sperimentare l’ebbrezza di una canna per noia, perché ci si vuole divertire e sentire uguale agli altri, un altro conto è diventare dipendenti da una sostanza.
Lo sapete vero? I ragazzi sono quelli che provano più spesso la prima volta, le ragazze quelle che durano più a lungo a fumare. Succede un po’ anche con le sigarette, almeno da quello che vedo io. E, sempre secondo il mio modesto parere, credo che le droghe leggere andrebbero liberalizzate e regolamentate.
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